venerdì 26 ottobre 2012

Oh dottore della mia anima ... mi prescriva un po' di menta piperita!

Prendiamo un protagonista, un certo Tomàs (non è lo stesso del libro L’insostenibileleggerezza dell’essere, anche se potrebbe essere visto come il cugino lontano e acquisito di origine italiana) che si avventura, alla Vanilla Sky, in lanci esistenziali attraverso l’iter ascetico coelhiano dell’Once Upon ATime.

Questo è in poche righe il mio sunto di L'ultima riga delle favole scritto da Massimo Gramellini, edito da Longanesi (euro 16.60), regalo ricevuto da una cara amica per Natale, due anni fa.

Mettiamoci, poi, un percorso termale che ricorda all'uomo e alla donna come coniugare, attivamente e passivamente, il verbo amare. Tutto molto bello e molto condivisibile, ma a questo punto mi sovviene un ricordo.
La mia professoressa di Latino e Italiano del Liceo, cercando di dare una spiegazione al successo dei libri di Susanna Tamaro, disse “alcune volte, anche i libri più semplici e banali hanno successo … probabilmente perché il contesto socio-culturale ne ha bisogno”.

In un certo senso è vero. Per chi scrive, le 250.000 copie vendute sono la risposta a una certa domanda sociale, ma non la mia. Narrativamente, manca un po' di santa menta piperita! 2-3 gocce in una zolletta di zucchero qui e là oppure in un cucchiaio di miele ogni tanto. Perché oltre all'uso legato ai problemi gastrointestinali, la nausea, l’alitosi e l’ansia connessa a insonnie, vertigini e depressioni, la menta piperita, secondo chi scrive, serve “a dare un po’ una svegliata”.
  

Premetto che ho segnato alcune citazioni più che condivisibili, tra cui:
  • Non sopporto quelli che dicono: se tornassi indietro, rifarei tutto […] Io, se potessi, della mia vita passata cambierei parecchie cose. Vuoi che ti abbozzi una lista?” (p. 90);
  • “Nel silenzio che seguì, Tomàs pensò a tutte le parole che gli uomini pronunciavano nel corso della vita senza lasciarle passare dal cuore. Le risposte superficiali, le promesse non mantenute, i pettegolezzi alimentati dalla malizia.” (p. 100);
  • “Ma lui non si sarebbe arreso senza combattere. La persona giusta è un premio, non un regalo.” (p. 191).

Ho trovato molto carina la storia di Acaro (p. 96) che imparò sia ad affrontare la vita, con i libri scuri, sia a trasformarla, con i libri chiari. Mi è piaciuta anche la storia dell’osso sacro che è sacro perché tana dell’energia creatrice, arrotolata alla base della colonna per risalire attraverso le trentatré vertebre (p. 121). Geniale, infine, questa frase che qui di seguito riporto (p. 122):

I puntini di sospensione erano un modo tipicamente femminile di espandere il pensiero senza recintarlo nella gabbia dei punti fermi.

… tuttavia.
… però.

La mia lettura è stata molto lenta e penso che in parte sia dovuto al mio stato emotivo attuale e in parte anche al tono narrativo. E’ tutto molto vero e molto condivisibile. Ma ... da quotidiana lettrice del giornalista da ormai decenni, ho trovato e trovo ancora oggi più frizzanti e più intensi i suoi brevi Buongiorno.

E voi, cosa ne pensate?

Qui di seguito alcune interessanti recensioni:

Inoltre, riporto qui sotto il video promozionale di Gramellini dal canale YouTube di Il Libraio:




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