mercoledì 30 gennaio 2013

I luoghi dove i miei nipoti leggono

Vorrei prendere in considerazione un particolare aspetto del momento della lettura di un libro da parte dei ragazzi, ovvero dei miei nipoti: dove leggono?

Ci sono ragazzi che riescono a leggere ovunque: in macchina mentre stanno raggiungendo la casa della nonna, prima di una visita medica, ecc. Temo che sia un caso molto raro. 

Ci sono ragazzi, invece, che hanno un loro posto speciale: una poltrona o una zona del letto in cui si può mettere bene il cuscino. Oltre al posto speciale, ci potrebbe essere il posto ordinario, ovvero in camera da letto, su una sedia di fronte alla propria scrivania. 

Dove leggevo io all'età dei miei nipoti
Io, personalmente, leggevo in diversi posti. Tendenzialmente sul letto in camera mia o sul divano in cucina. Molto spesso in macchina ... mi ricordo di un'estate passata in Toscana in cui leggevo un libro di Stephen King (se non erro Gli occhi del drago), che ho letteralmente divorato in macchina (tragitto campeggio - spiaggia) o sulla sedia sdraio in campeggio. Divorato!

Un altro posto in cui ho letto molto è stato il cortile. Una sedia o una panchina nel giardino ... in primavera oppure in estate, al sole oppure all'ombra e con quell'aria fresca e nello stesso tempo calda che mi faceva stare proprio bene.

Dove leggono i miei nipoti
Anche i miei nipoti leggono in diversi luoghi. Ci sono quelli istituzionali, ovvero la zona in cui si fa i compiti che, se i ragazzi lo richiedono deve essere rigorosamente ordinata (spesso il disordine fuori, incrementa il disordine dentro ... non sempre, però), può essere la camera da letto oppure la cucina. Spesso è quest'ultima perché è proprio lì che i ragazzi possono essere seguiti dai genitori. 

Un altro spazio è il giardino: hanno un dondolo, un tavolo con sedie comode e un'amaca dove possono tranquillamente leggere. Anche se spesso distratti dal cane. 
Quando sono al mare, mi è capitato di leggere con loro. Mio nipote legge spesso sul dondolo, mentre mia nipote sul tavolo. E' questione di abitudini e di preferenze. 

Non solo spazio fisico
Infine, si ricordi che lo spazio in cui si legge deve essere tale per cui una persona è in grado di isolarsi e immergersi nel proprio lavoro di immaginazione e concentrazione

Chi è adulto, è in grado di leggere ovunque; per chi, invece, adulto ancora non è, è necessario che lo spazio della lettura diventi il suo spazio personale - possibilmente, ma non necessariamente silenzioso (anche se io ritengo ordine e silenzio fondamentali) - in cui esiste lui/lei e il libro

martedì 29 gennaio 2013

L'opera digitale nel cyberspazio (parte terza)

Vorrei presentare alcune osservazioni tratte da un altro documento interessante che ho trovato in questo sito www.fub.it/, Fondazione Ugo Bordoni che si occupa soprattutto di ricerca nel settore delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (ICT). 


Premesse
Il testo presenta alcune premesse interessanti:
  • i DRM nascono come una necessità nei confronti della diffusione universale dei contenuti digitali: vi potrebbero essere delle conseguenze a livello di remunerazione (chiunque dovrebbe essere correttamente remunerato per ciò che produce intellettualmente e creativamente) e del riconoscimento della proprietà intellettuale che potrebbe svanire senza efficaci forme di tutela;
  • c’è però un rovescio della medaglia legato al fatto che la diffusione delle opere è condotta da editori che ne acquistano i diritti e le commercializzano. In questo modo sono loro a intercettare i profitti e di conseguenza la proprietà individuale diventa remunerazione della promozione e del commercio. Ma è ancora attuale questa ripartizioni dei profitti, considerando che i costi di pubblicazione dei contenuti digitali sono in via di abbattimento?
Si tratta di una domanda lecita da porre, a cui cercherò di dare una risposta in base a quanto analizzato dagli autori.

I diritti dei fruitori
Dopo aver preso in considerazione i diritti dell'autore dell'opera (già comunque visti nel post precedente, L'opera digitale nel cyberspazio (parte seconda)), gli autori continuano con i diritti del fruitore. Questi sarebbero basati sui cosiddetti principi di uso equo e, dunque, permetterebbero al fruitore di:
  • usufruire dell'opera quando vuole (time-shift) e dove vuole (space-shift), trasferendola su supporti differenti dall'originale e usufruendone su una qualsiasi piattaforma;
  • realizzarne copie sicure (backup) per evitare di rovinare o perdere l’originale;
  • utilizzare la tecnologia per garantirsi tutti i diritti precedentemente menzionati. 
Questione di equilibri
I DRM costituiscono la firma dell’autore e l’espressione della sua volontà? Oppure impongono modalità di utilizzo che vanno oltre al diritto d’autore?
Non pare che i DRM siano una ottimale soluzione (già visto nel post precedente) anche perché non è che si deve parlare, almeno in questo contesto, di come si commercializza un’opera intellettuale, bensì di un diritto che sia finalizzato alla diffusione dell’apprendimento e della conoscenza. Certo che, come dicono gli autori, “non aiutano i comportamenti di quegli utenti che, non ritenendo di dover pagare il dovuto ai detentori dei diritti d’autore, inducono un calo di rimuneratività dell’investimento nelle opere dell’intelletto”.

Dunque? Dunque, è necessario trovare un EQUILIBRIO

“le organizzazione di categoria e gli stati non individueranno un adeguato equilibrio fra la tutela delle opere e il loro accesso. Il DRM non deve quindi essere una tecnologia neutra rispetto al diritto ed alle scelte negoziali delle parti e la sua adozione non deve modificare il sistema della proprietà intellettuale. Forse è anche possibile che esistano altri modi per organizzare la società che non prevedano un ruolo per i diritti di proprietà intellettuale …”

L'opera digitale ... nuove caratteristiche (?)
Vorrei, infine, proporre ultimi spunti che, come ho già ripetuto, ho trovato molto interessanti in questo documento. 

Nell'epoca della Rete, i costi di pubblicazione dovrebbe giustificare meno la remunerazione degli editori e più quella degli autori. Così facendo, ovvero retribuendo gli autori, si otterrebbe essenzialmente la mercificazione dello scambio delle informazioni
Si tratta di un punto estremamente interessante: prima si parlava di perdita dell’aureola (Baudelaire, ovvero la perdita della sacralità del poeta che non è più un poeta-vate), poi dell’avanzata dell’editoria che, si faceva carico del compito di stampare e distribuire i testi, tenendosi una parte sostanziale dei profitti, e, infine, si ritorna (o almeno si dovrebbe ritornare) all'avanzare autonomo dell’autore. In un certo senso, dalla mercificazione dei beni intellettuali si ritorna poi, passando per la sua commercializzazione per via editoriale, a una nuova mercificazione in cui, forse, abbiamo gli autori fautori del ciclo completo. 
Voi cosa ne pensate? 

Ho usato spesso il condizionale nel paragrafo qui sopra perché c'è un ulteriore elemento da considerare. L’opera nell'epoca della Rete è dematerializzata, non solo fisiologicamente, ma anche economicamente. Ovvero dovrebbe incrementare l’importanza della proprietà intellettuale degli autori: come fanno notare gli autori, nell'attuale assetto esistono grandi concentrazioni di diritti nelle mani di pochi che sono dotati degli strumenti per valorizzarli economicamente, mentre i molti che producono spesso non riescono a valorizzarle.

Il fatto che l’opera sia immateriale implica che non sempre i fruitori si rendono conto del valore dell’opera e della sua proprietà intellettuale. Ecco il meccanismo del “accedere gratis a ciò che gratis è accessibile”. Tuttavia, è anche vero che l’utenza non deve essere generalizzata e che spesso l’uso del file sharing è proprio degli addetti al lavoro. A questo proposito, gli autori ricordano lo studio pubblicato nel settembre 2003 da AT&T Labs in cui risulta che il 77% dei film illegali diffusi e condivisi proviene dal personale assunto all’interno dell’industria cinematografica americana. 

domenica 27 gennaio 2013

26 gennaio, classifica settimana 13-19 gennaio. Il passato ancora da comprendere

Gennaio come finirà per le vendite editoriali? Dando una rapida occhiata, soprattutto a livello nazionale e francese, due elementi emergono: l'interesse verso i personaggi femminili e verso le loro vicissitudini vissute in particolari contesti storici. 


IN ITALIA
Tutto Libri (a cura di Luciano Genta) - dati Nielsen BookScan - presentano la seguente graduatoria:

  1. Gli onori di casa, Giménez Bartlett, Sellerio; 
  2. Il tuttomio, Camilleri, Mondadori; 
  3. Diario di una schiappa. Si salvi chi può, Kinney, Il Castoro;
  4. L’ex avvocato, Grisham, Mondadori;
  5. L'ultima fuggitiva, Chevalier, Neri Pozza;
  6. Fai bei sogni, Gramellini, Longanesi; 
  7. Ti prego lasciati odiare, Premoli, Newton Compton;
  8. Cinquanta sfumature di grigio, James, Mondadori;
  9. Cinquanta sfumature di rosso, James, Mondadori;
  10. Cinquanta sfumature di nero, James, Mondadori.
Rispetto alla scorsa settimana, in sintesi, la Bartlett sale al primo posto sorpassando Kinney, Grisham e  anche il Camilleri assieme a Premoli avanzano. Gramellini retrocede leggermente e scompaiono dalla classifica Gruber, Benedetto XVI, Rowling e Sepúlveda.


Novità della settimana è L'ultima fuggitiva di Tracy Chevalier. Autrice di La ragazza con l'orecchino di perla, la Chevalier prende in considerazione due sfere che a me interessano molto: da un lato la sfera femminile della donna e dell'autonomia delle scelte, dall'altro il tema della schiavitù. Sarà l'uscita di Lincoln, sarà che non vedo l'ora di vedere la straordinaria interpretazione di Daniel Day Lewis, ma l'interesse c'è!



NEWS DAL MONDO
A livello americano (Publishersweekly) c'è solo un minimo cambiamento nelle prime tre posizioni con Eben Alexander (Proof of Heaven: A Neurosurgeon's Journey Into the Afterlife, Simon & Schuster, $15.99) che sorpassa Robert Jordan - Brandon Sanderson (A Memory of Light, Tor Books, $39.99) e balza in prima posizione. Rimane in terza posizione Jeff Kinney con Diary of a Wimpy Kid: The third Wheel (Abrams/Amulet, $13.95).

Per l'Inghilterra rimane il problema riscontrato la scorsa settimana (prometto che per la prossima avrò trovato un sito migliore). Tramite Bookseller, riesco solo a riportare la prima posizione con The Hairy Dieters: How to Love Food and Lose Weight (Paperback) di Hairy Bikers.

In Francia, con Livreshbdo, rimangono le prime due posizioni per le sfumature della James, mentre alla terza posizione emerge Cet instant-là di Douglas Kennedy in cui tra i protagonisti (Thomas e Petra) ci sono i ricordi della vita passata di lei, vissuta nel periodo della seconda guerra mondiale a Berlino.

venerdì 25 gennaio 2013

Rimanere come sospesi alla fine di una storia

Libro della settimana e libro del 2011 (vincitore del Man Booker Prize): Il senso di una fine di Julian Barnes.

Non sono l'unica che lo ha pensato. Molte sono state le critiche più che eccellenti. E la mia, banale e semplice, non si discosterà più di tanto. 

Ho provato un vero interesse nella lettura, una profonda voglia di passare parola dopo parola ... al punto che, se escludo i libri fantasy (dove il mio interesse si concentra prevalentemente sull'azione), l'ultima volta che ho provato tale sensazione è stata leggendo Cecità di Saramago. Se, però, azzardo il paragone, ammetto che sento la mancanza di un po' di spessore (mea culpa).

La semplicità della storia (qui la sinossi, qui sotto una breve presentazione) segue il filo delle pagine fino ai due terzi del libro, poi dopo, come  sull'orlo di uno strapiombo improvviso, c'è un vortice di elementi che devono essere assemblati. Mi sono posta la domanda: ma quello che sto pensando, è corretto? Ho seguito bene la lettura delle parole dell'autore? O mi sono persa un pezzo? Sì, perché la sensazione è quella del rimanere sospesi: non sei sicuro delle tue inferenze e nello stesso tempo, l'autore non ti da certezze univoche. L'unica soluzione è rileggere le ultime 20 pagine, circa, e poi ritornare in quello stato di sospensione con la coscienza "a posto" perché, come lettrice, ci ha provato.


Ho già fatto capire che l'incipit del libro mi è molto piaciuto (Questo è un signor incipit!), però ci sono molti passi interessanti. Ve ne riporto alcuni. 

Ecco un’altra delle nostre paura: che la Vita potesse rivelarsi diversa dalla Letteratura. Prendi i nostri genitori erano forse materiale letterario? Tutt’al più, potevano ambire al ruolo di astanti, di spettatori, far parte di un fondale umano contro il quale avvenivano le cose reali, quelle che contano veramente. Tipo? Beh, tutte le cose di cui si occupa la Letteratura: amore, sesso, morale, amicizia, felicità, sofferenza, tradimento, adulterio, bene e male, eroi e cattivi, colpevole e innocenti, ambiziosi, potere, giustizia, rivoluzione, guerra, padri e figli, madri e figlie, l’individuo in rapporto al sociale, il successo e il fallimento, l’omicidio, il suicidio, la morte, Dio. E i gufi reali.
(pp. 16-17)

… la vita è un dono elargito non a seguito di una qualsivoglia richiesta; l’essere pensante ha il dovere filosofico di esaminare sia la natura dell’esistenza sia le condizioni in cui essa si manifesta; e, infine, se tale persona decide di rinunciare al suddetto dono elargito senza essere stato richiesto, è suo dovere umano ed etico agire in conseguenza di tale decisione.
(p. 50)

Quest'ultimo passaggio è quanto il protagonista (Tony Webster) riporta a proposito della dichiarazione lasciata da Adrian Finn dopo il suo suicidio. Direi che è molto attuale.  

A proposito del tema del ricordo vorrei riportare le ultime citazioni: 

“La storia è quella certezza che prende consistenza là dove le imperfezioni della memoria incontrano le inadeguatezza della documentazione”.
(p. 61)

Quanti luoghi comuni ci portiamo appresso con disinvoltura, dico bene? Ad esempio, che il ricordo corrisponda alla somma di evento più tempo trascorso. E invece funziona in modo molto più strano di così. [...] dovrebbe apparirci ovvio come il tempo per noi non agisca affatto da fissativo, ma piuttosto da solvente. Solo che credere questo non conviene, non serve; non aiuta a tirare avanti; perciò fingiamo di non saperlo.
(p. 65)

Ecco il problema dell’accumulo, [...] c’è differenza tra addizione e crescita.
La mia esistenza si era sviluppata, o solo accumulata? 
(p. 89)

“Il problema dell’accumulo”, [...] Scommetti su una relazione, non funziona; vai alla successiva, e non funziona neanche quella; forse non perdi solo la somma di due sottrazioni, bensì un multiplo di quanto avevi puntato. L’impressione è questa, comunque. La vita non è solo fatta di somme e sottrazioni. C’è anche l’accumulo, la moltiplicazione delle perdite, dei fallimenti.
(p. 104)

C’è l’accumulo. C’è la responsabilità. E al di là di questo, c’è il tempo inquieto. Il tempo molto inquieto.  
(p. 150)

La memoria è imperfetta, il tempo non fissa, ma diluisce. Il tempo non funziona per accumulo, a volte moltiplica. E quando uno pensa al proprio passato, alla propria vita e, magari, anche a una storia ... i ricordi che questi fanno riaffiorare, a volte, creano una non colpevole ma pur sempre responsabile inquietudine



JULIAN BARNES
Il senso di una fine
Einaudi
2012
(17,50 euro)



giovedì 24 gennaio 2013

Non proprio un'ottimo incipit, ma sicuramente un'ottima presentazione

Non è, secondo me, un incipit perfetto. Tuttavia, penso che sia un'ottima presentazione della protagonista. 

Questo libro è stato il "libro" del mio periodo new-yorkese ... è stato per me come una colonna sonora. L'ho comprato in inglese e non sempre sono riuscita a cogliere tutte le sfumature. Si tratta di Emma di Jane Austen.

Emma Woodhouse, handsome, clever, and rich, with a comfortable home and happy disposition, seemed to unite some of the best blessings of existence; and had lived nearly twenty-one years in the world with very little to distress or vex her.

Jane Austen inizia subito fornendo il nome e il cognome della protagonista. Già era evidente dal titolo che sarebbe stata proprio lei la calamita degli eventi del romanzo. 
Prosegue poi con una serie di aggettivi che determinano la personalità e con degli elementi che fanno capire da dove proviene la sua serenità:
  • prestante, sagace e ricca;
  • con una dimora confortevole e una felice disposizione d'animo.
L'autrice, però, vuole subito delineare il tratto fondamentale: era vissuta serenamente in quel modo per quasi ventun anni.


She was the youngest of the two daughters of a most affectionate, indulgent father, and had, in consequence of her sister's marriage, been mistress of his house from a very early period. Her mother had died too long ago for her to have more than an indistinct remembrance of her caresses, and her place had been supplied by an excellent woman as governess, who had fallen little short of a mother in affection.


Nel paragrafo successivo avanza un altro personaggio importante e che molto influenza Emma: il padre, anzi, un affettuosissimo padre. A fianco del padre non c'è la madre, ma una excellent woman as governess. La vita di Emma, insomma, è stata una vita affettuosamente familiare. 

Sixteen years had Miss Taylor been in Mr. Woodhouse's family, less as a governess than a friend, very fond of both daughters, but particularly of Emma. Between them it was more the intimacy of sisters. Even before Miss Taylor had ceased to hold the nominal office of governess, the mildness of her temper had hardly allowed her to impose any restraint; and the shadow of authority being now long passed away, they had been living together as friend and friend very mutually attached, and Emma doing just what she liked; highly esteeming Miss Taylor's judgment, but directed chiefly by her own.

Spazio topico della Austen è la domesticità, resa in questo caso grazie alla presenza di Miss Taylor: non era solo una semplice governante della casa Woodhouse, bensì era un elemento della famiglia, al punto tale da essere come una sorella per Emma. Non c'era mai stata autorità, ma sempre un solido rispetto comune che ha creato un ottimo rapporto di amicizia. Certo era anche facile, dato il carattere mite di Miss Taylor. 
Sul finire del paragrafo compare un secondo elemento importante di Emma: faceva esattamente ciò che le garbava seguendo sempre le proprie opinioni

Ed eccone le conseguenze:

The real evils indeed of Emma's situation were the power of having rather too much her own way, and a disposition to think a little too well of herself; these were the disadvantages which threatened alloy to her many enjoyments. The danger, however, was at present so unperceived, that they did not by any means rank as misfortunes with her.

I "problemi" (anche bisogna definire l'ontologia di questi problemi) derivano principalmente dal fatto che poteva fare ciò che voleva e spesso aveva un'opinione di se stessa too well
A seguire, un esempio, per me, dell'abilità di Jane Austen nel vedere la sua protagonista da fuori (sembra quasi una giovane, seppur meno enciclopedica, Manzoni): Emma può stare tranquilla per ora perché "questi problemi" sono ancora troppo lontani per sembrar delle misfortunes

JANE AUSTEN
Emma
Barnes & Noble Classics
2004
($ 4.95)

Facile amare chi è uguale, difficile è con chi è diverso?

Avrei voluto continuare il discorso iniziato la scorsa settimana a proposito della facoltà emulativa o meglio dell'imitazione intellettuale e creativa del "piccolo lettore" (Io leggo, tu leggi e ... loro leggono), ma proprio questo week end sono venuti a trovarmi i miei nipoti e, tra un gioco e l'altro, facendo loro rovistare un po' nella mia libreria, ho dato loro un libro. 

Si tratta del famosissimo Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare di Luis Sepúlveda. 

Dal punto di vista formale è un ottimo libro:
  • sottile;
  • presenta alcune figure che riescono a creare quei momenti di pausa e di svago dalla lettura, ma nello stesso tempo quei momenti di conferma che quanto si sta leggendo e immaginando, ha una certa forma;
  • carattere delle lettere abbastanza grande.
Anche dal punto di vista sostanziale è un ottimo libro, presentando:
  • una riflessione sull'ambiente (la gabbiana di nome Kengah che resta impigliata nella grossa macchia di petrolio, chiamata “la maledizione dei mari”. Riuscirà a ripulirsi, ma precipita su uno dei balconi di Amburgo)
  • l'amore e il sacrificio genitoriale (la gabbiana depone un uovo e lo lascia in custodia a un gatto, nero con una piccola macchia bianca sulla gola, facendogli promettere di non mangiare l'uovo, di averne cura e di insegnargli a volare);
  • la fratellanza e l'affidabilità sugli amici (Zorba, il gatto nero, non sa bene come comportarsi con l'uovo, che presenta una macchia nera, e pertanto chiede aiuto ai suoi amici gatti, in particolare a Diderot che, naturalmente, possiede un'enciclopedia);
  • la solidarietà che va oltre le differenze di razza e di genere (Zorba, gatto, comunque decide di prendersi cura di Fortunata, gabbianella);
  • l'affezione che si prova verso chi si prende cura di noi (Fortunata vuole bene a Zorba, al di là del fatto che sia gatto o meno ... lui si prende cura di lei e pertanto, per lei, Zorba è sua mamma);
  • il concetto di andare oltre le derisioni che nascono dalla differenza di genere (Zorba è sempre un po' deriso per il fatto di essere chiamato "mamma" da Fortunata); 
  • la consapevolezza di quello che veramente si è (Fortunata, nonostante poi apprenda di non essere un gatto, continuerà a seguire i consigli di Zorba che, volendole bene, le indicherà la strada da seguire);
VOLA SOLO CHI OSA FARLO
  • i genitori non sono perfetti, anzi possono a volte non sapere come spiegare un qualcosa ai figli. Il loro compito, allora, sarà quello di trovare soluzioni alternative (Zorba si affiderà agli umani per insegnare a Fortuna a volare).
Io lo trovo molto bello. Ho promesso ai miei nipoti di far loro vedere il cartone, non appena finiscono il libro.


LUIS SEPULVEDA
Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare
Salani Editore
2002
(11.00 euro, circa)

martedì 22 gennaio 2013

L'opera digitale nel cyberspazio (parte seconda)

Vorrei riprendere il discorso iniziato la scorsa settimana, partendo dall'ultimo elenco che ho presentato (L'opera digitale nel cyberspazio (parte prima)).

Ho letto in modo particolare alcuni documenti, di cui vi segnalo il link di riferimento. 

Diritto d'autore e DRM's: protezione dei contenuti digitali e data protection
Partirò con il primo testo (a cura di Shara Monteleone) e le osservazioni che mi sono segnata:
  1. il problema delle utilizzazioni illecite “le nuove tecnologie, infatti, oltre a consentire di effettuare facilmente copie del tutto identiche dell’originale, possono facilitare accessi o manipolazioni dei contenuti dell’opera contro la volontà del titolare” (p. 115). Questo grande problema inficia i diritti esclusivi del Diritto d’Autore (633/41) riassumibili in diritto di riproduzione, diritto di distribuzione, diritto di messa a disposizione del pubblico, tutela delle misure anti-accesso  eccezioni e limitazioni ai diritti d’autore;
  2. le debolezze delle tecnologie digitali (p. 115), ovvero fragilità, interoperabilità, incompatibilità, grande capacità di gestione, ma anche obsolescenza e la questione della conservazione a lungo termine del patrimonio digitale. Inoltre, l’autrice (p. 116) afferma “Allo stesso modo, la necessità di garantire la rintracciabilità dei contenuti digitali altrimenti ‘persi’ nel web e l’impiego di standard per l’identificazione degli oggetti digitali nel cyberspazio, dovrebbe avvenire nel rispetto di libertà e diritti fondamentali degli utenti, che non devono veder sacrificata la loro riservatezza, la libertà di comunicazione, la loro stessa libertà di scelta culturale”. 
Date queste premesse, di cui l'unico punto poco condivisibile è il fatto di pensare alle opere digitali come "opere perse nel web", riporto quanto l'autrice intende per opere digitali (pp. 117 - 119):
  • opere immateriali tali per cui queste diventano globali e la loro diffusione va al di là dei confini geografici e delle caratteristiche fisiche conosciute;
  • opere creative e originali e, pertanto, tutelate secondo la normativa del diritto d’autore;
  • opere facili da riprodurre, da trasmettere e da manipolare;
  • opere di diverso formato (immagine, testo, ecc.), comprimibili e ipertestuali.
Dal momento che per opera dell’ingegno si intende quell’opera che per orientamento dominante il frutto dell’attività intellettuale umana, che si estrinsechi in un contenuto informativo/didattico o artistico, come bisogna intendere il concetto di opera, di autore e di fruitoreSi parla, infatti, di opera multimediale, di autori che spesso sono una pluralità di soggetti e di fruitori che interagiscono con l’opera e con l’autore. 

Chi crea un’opera multimediale, in un certo senso crea anche una serie di rapporti e interrelazioni. Anche queste sono attività creative. 

Normativa di riferimento
  • i due Trattati WIPO del 1996 sulla protezione degli artisti interpreti ed esecutori, delle opere artistiche e letterarie che l’Europa, sebbene li abbia sottoscritti, non vi ha ancora aderito (gli USA si con il Digital Millennium Copyright Act);
  • la direttiva 2001/29/CE che disciplina il diritto d’autore (misure di protezione e relative sanzioni) nell’ottica di un mercato unico e concorrenziale;
  • la direttiva 2004/48/CE;
  • la legge 248/2000 (contrasto alla pirateria);
  • D.lgs. 68/2003, revisione della legge 63/1941;
  • Legge 128/2004;
  • Legger 43/2005;
  • D.lgs. 140/2006;
  • Legge 633/1941 (quella fondamentale).
… da tutto questo impianto normativo, nasce il digital copyright da intendersi come quel mezzo attraverso il quale “si consente l’accesso o la copia di un’opera o limitare atti di fruizione su opere protette, in quanto atti vietati dalle esclusive riconosciute dalla legge al titolare di diritto d’autore o del diritto connesso” (p. 124).

(p. 125)


(p. 126)



Questo mezzo non solo deve essere efficace, ma anche tutelare il diritto alla privacy e alla tutela dei dati personali (p. 131).


(p. 132)


(http://www.rinascimento-digitale.it/documenti/drms/Rapporto-Protezione-Contenuti-Digitali-Monteleone-2008.pdf)

sabato 19 gennaio 2013

19 gennaio, classifica settimana 6-12 gennaio ... inizieremo bene il 2013?

Vado due settimane in vacanze e nelle classifiche italiane qualcosa cambia! E in quelle straniere?

Per chi ha piacere di leggere una buona panoramica sull'andamento delle vendite nel mese di Dicembre, consiglio questo link di iBuk


IN ITALIA
Tutto Libri (a cura di Luciano Genta) - dati Nielsen BookScan - presentano la seguente graduatoria:
  1. Diario di una schiappa. Si salvi chi può, Kinney, Il Castoro;
  2. L’ex avvocato, Grisham, Mondadori;
  3. Gli onori di casa, Giménez Bartlett, Sellerio; 
  4. Il tuttomio, Camilleri, Mondadori; 
  5. Fai bei sogni, Gramellini, Longanesi; 
  6. Eredità, Gruber, Rizzoli; 
  7. L’infanzia di Gesù, Benedetto XVI, Rizzoli;  
  8. Il seggio vacante, Rowling, Salani;
  9. Storia di un gatto e del topo..., Sepúlveda, Guanda; 
  10. Ti prego lasciati odiare, Premoli, Newton Compton. 
Ho dato una lettura alle classifiche delle due settimane in cui sono andata in vacanza. Ho notato che subito dopo Natale, come era prevedibile, c'è stato un exploit di sfumature che, sarò ancora una volta ripetitiva, a me non convincono più di tanto (ma ribadisco che è un mio parere).

Nella settimana presa in considerazione in questo post, che dunque abbraccia il periodo dal 6 al 12 gennaio, mi pare di intravedere delle novità. Novità che sono in parte già state registrate nelle settimane precedenti (Diario di una schiappa, L'ex avvocato) e novità che  compaiono per la prima volta:
  • Gli onori di casa (Giménez Bartlett) ovvero la storia di un caso di omicidio che era stato considerato come chiuso, ma che verrà poi riaperto con la scoperta di importazioni criminali che interessano Italia e Spagna;
  • Il tutto mio (Andrea Camilleri) ovvero la storia di Arianna e Guido. Una storia torbida di una coppia sposata che sfuma il confine dell'erotismo;
  • Ti prego lasciati odiare (Premoli Anna) ovvero l'ottima sceneggiatura per una commedia americana.

NEWS DAL MONDO
A livello americanoPublishersweekly, qualcosa cambia e la classifica si propone in questo modo:
  1. Robert Jordan - Brandon Sanderson con A Memory of Light (Tor Books, $39.99). Ultimo libro della serie "Wheel of time" scritta da Brandon Sanderson utilizzando gli appunti che il suo coautore aveva lasciato dopo la sua morte;
  2. Eben Alexander con Proof of Heaven: A Neurosurgeon's Journey Into the Afterlife ( Simon & Schuster, $15.99). Si tratta di un testo in cui un neurochirurgo, convinto della possibilità di vivere esperienze di limite come quelle tra la vita e la morte, si dovrà ricredere totalmente, avendo lui vissuto in prima persona un'esperienza che l'ha condotto nell'afterlife;
  3. Jeff Kinney con Diary of a Wimpy Kid: The third Wheel (Abrams/Amulet, $13.95).
In Inghilterra, tramite Bookseller, riesco solo a riportare la prima posizione (dovrò cambiare sito di riferimento?) in cui figurano i sani consigli post-periodo natalizio in The Hairy Dieters: How to Love Food and Lose Weight (Paperback) di Hairy Bikers.

In Francia, con Livreshbdo, ahimè devo registrare quanto segue:
  1. E. L. James e Fifty shades, vol. 2 : Cinquante nuances plus sombres;
  2. E. L. James e Fifty shades, vol. 1 : Cinquante nuances de Grey;
  3. Eiichiro Oda e One piece, vol. 65
Mi permetto solo di registrare il terzo posto, ovvero il manga One piece e basta.

Infine, l'Internazionale pronome le seguenti selezioni:
  • Andrés Neuman, Parlare da soli;
  • Elizabeth George, Un castello di inganni;
  • François Schuiten, L’amata (fumetti);
  • Gianni Mura, Ischia;
  • Jonah Winter, Josephine, una ballerina a Parigi;
  • Julie Otsuka, Quando l’imperatore era un dio;
  • Quim Monzó, Mille cretini;
  • Steve Earle, Non uscirò vivo da questo mondo.
Massimo punteggio al testo di Gianni Mura, Ischia.

venerdì 18 gennaio 2013

Il regno dei lupi. Terzo volume di Martin fagocitato!

Penso che potrei leggere più solo i volumi di Martin. E' il terzo in ordine cronologico ed è stato concluso in pochissimo tempo. 

Il regno dei lupi, personalmente regalato da mio fratello a Natale e letto tutto nel mio viaggio a Boston, è non solo il terzo volume di Le Cronache del ghiaccio e del fuoco (ovvero il primo del secondo volume di A clash of kings), ma anche il secondo testo di riferimento della seconda stagione della serie televisiva Il trono di spade (HBO). Avendola già vista, posso affermare che il secondo volume (Il grande inverno) assieme al terzo e, presumo anche, il quarto (che sto iniziando) sono, infatti, i riferimenti della stesura del copione della seconda stagione. 

Anche in questo caso, posso ritenermi soddisfatta del lavoro di traduzione intersemiotica e preciso che il motivo della mia lettura "affamata" non risiede solo nel fatto di avere la possibilità di leggere e rappresentarmi la storia con un riferimento visivo (le facce degli attori, le scenografie, ecc.), ma anche nell'opportunità di scoprire il valore aggiunto del volume: ovvero la possibilità di scoprire un qualcosa in più, un qualche particolare o dialogo, che nella traduzione erano andati perduti

Penso che i due personaggi che mi hanno maggiormente appassionato siano quelli di Bran e di Arya

Bran, rimasto da solo a Grande Inverno, deve fare le veci degli Stark. Pensa spesso a sua madre e a suo fratellastro Jon Snow. Ma pensa anche ad altro. Non solo sembra avere un particolare legame con il suo metalupo, ma continua ad avere sogni che lo terrorizzano. Spesso sogna un corvo con tre occhi che, nonostante la riluttanza del suo caro maestro Luwin, potrebbe significare qualcosa. Questo qualcosa viene rivelato da Jojen Reed: deve imparare a utilizzare il terzo occhio. Ora bisogna capire cosa s'intende per terzo occhio :S

A questo proposito inserisco qui sotto uno dei teaser della terza stagione (marzo 2013)


Arya è assolutamente fantastica. Prova sempre sensazioni di paura, ma che riesce comunque a incanalare in maniera tale da sopravvivere a tutte le vicissitudini che le stanno capitando, dopo aver visto la morte di suo padre, assieme a Gendry (il Toro, ovvero il figlio bastardo di Re Robert) e Frittella. Questa sua forma di "razionale paura" le deriva in parte dagli insegnamenti avuti ad Approdo del Re dallo spadaccino Syrio Forel. 
Vi riporto alcune frasi: 

Silenzioso come un'ombra (p. 94)

La paura uccide più della spada (p. 226)

Infine, estremamente interessante è la conoscenza che Arya fa di Jaqen H'ghar, un criminale cui aveva precedentemente salvato la vita e che, come lei, si trova ad Harrenhal come prigioniero. Chi è? Come farà a mantenere la promessa fatta ad Arya di uccidere tre persone di sua scelta per pagare il suo debito di vita?

C'è però un elemento che mi sfugge. Essendo questo volume intitolato come Il regno dei lupi e, dunque, presupponendo una maggiore attenzione verso la famiglia Stark e alle sue vicissitudini, perché il personaggio di Robb, che ha riportato molte vittorie contro i Lannister, non è in questo volume utilizzato come punto di vista della narrazione? 

A questa domanda, risponderò con la lettura del quarto volume!

GEORGE R. R. MARTIN
Il regno dei lupi
(III volume di Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco)
Oscar Mondadori
2012
(euro 10,00)

Questo è un signor incipit!

Le critiche erano già molto buone. Anzi ottime. Non potevo non comprarlo ... solo che non riuscivo a trovarlo facilmente. Poi, un viaggio a Pisa, un giro in centro con i miei genitori e dalla vetrina di una libreria spunta proprio il titolo tanto cercato, Il senso di una fine di Julian Barnes. 

Ricordo in ordine sparso:
- un lucido interno polso;
- vapore che sale da un lavello umido dove qualcuno ha gettato ridendo una padella rovente;
- fiotti di sperma che girano dentro uno scarico prima di farsi inghiottire per l’intera altezza di un edificio;
– un fiume che sfida ogni legge di natura, risalendo la corrente, rovistato onda per onda dalla luce di una decina di torce elettriche;
- un altro fiume, ampio e grigio, la cui direzione di flusso è resa ingannevole da un vento teso che ne arruffa la superficie;
- una vasca da bagno piena d’acqua ormai fredda da un pezzo, dietro una porta chiusa.
L'ultima immagine non l'ho propriamente vista, ma quel che si finisce per ricordare non sempre corrisponde a ciò di cui siamo stati testimoni

L'ultima frase mi è rimasta molto impressa. E probabilmente è anche una delle chiavi di lettura del testo. Testo che ho trovato di una velocità assurda e non riesco ben a capire se sono stata catturata dal senso breve della storia o dal modo di raccontarla. A posteriori, ritengo che forse prevale il secondo elemento. Ma vorrei avere la pazienza di rileggere il testo per capire effettivamente se si tratta di un gran libro oppure di un libro che è stato grande per un certo periodo (o perché era di moda ritenerlo come "il migliore del 2012").

Propongo il successivo passaggio, per me ancora più incisivo:

Viviamo nel tempo; il tempo ci forgia e ci contiene, eppure non ho mai avuto la sensazione di capirlo fino in fondo. Non mi riferisco alle varie teorie su curvature e accelerazioni né all'eventuale esistenza di dimensioni parallele in un altrove qualsiasi. No, sto parlando del tempo comune, quotidiano, quello che orologi e cronometri ci assicurano scorra regolarmente: tic tac, tic toc. Esiste al mondo una cosa più ragionevole di una lancetta dei secondi? Ma a insegnarci la malleabilità del tempo basta un piccolissimo dolore, il minimo piacere. Certe emozioni lo accelerano, altre lo rallentano; ogni tanto sembra sparire fino a che in effetti sparisce sul serio e non si presenta mai più. Non sono particolarmente interessato ai miei anni di scuola, non ne ho affatto nostalgia. Ma è a scuola che tutto è cominciato, perciò mi toccherà tornare brevemente su certi eventi marginali ormai assurti al rango di aneddoti, su alcuni ricordi approssimati che il tempo ha deformato in certezze. Se da un lato a questo punto non posso garantire sulla verità dei fatti, dall'altra posso attenermi alla verità delle impressioni che i fatti hanno prodotto. È il meglio che posso offrire.

Una vera e propria ammissione di poetica in cui si dichiara, con tutta franchezza, che quanto si ricorda e quanto si narra è il residuo di un lavoro personale in cui il tempo è stato "curvato" da una certa emozione. 


JULIAN BARNES
Il senso di una fine
Einaudi
2012
(17,50 euro)


mercoledì 16 gennaio 2013

Io leggo, tu leggi e ... loro leggono

Vorrei prendere, seppur brevemente, in considerazione la relazione esistente tra genitori lettori e figli lettori. 

In base ai dati ISTAT (come già accennato in uno dei mie post precedenti, Ma i ragazzi italiani leggono? Forse sì, ma hanno bisogno di un buon esempio!), i ragazzi lettori (6-14 anni) con entrambe i genitori lettori sono il 72%. Si tratta di un dato significativo e importante: la maggior parte delle nostre azioni, da bambini, dipende da come abbiamo imitato e poi interpretato quelle delle persone a noi più accanto, ovvero i nostri genitori. E tra le diverse azioni, c'è quella della lettura. 

Vorrei cercare di raccogliere, in questo post, una serie di osservazioni legato all'atto perfomativo dell'imitazione, ovvero della mimesi.

Le concezioni correnti della mimesi restringono questo concetto in modo inadeguato per due aspetti. Da un lato la mimesi significa non solo imitare (nachahmen), ma anche "rendersi somigliante", "portare a rappresentazione" (Darstellung), "esprimere", "anticipare mimeticamente" (vor-ahmen).
[...]
La facoltà mimetica gioca un ruolo in pressoché tutti gli ambiti dell'agire, del rappresentare, del parlare e pensare degli uomini e costituisce una condizione essenziale della vita sociale. Osservate alla luce di una simile comprensione peccano per difetto le definizioni di mimesi, che costruiscono una opposizione tra la mimesi e la creatività originaria (Selbstmachtigkeit) ... 
(p. 9, Mimesis. L'arte e i suoi modelli di Christoph Wulf)

Già Aristotele richiama l'attenzione sul fatto che l'imitare stesso è innato nell'uomo; "esso è connaturato agli uomini fin dalla puerizia (e in ciò l'uomo si differenzia dagli altri animali, nell'essere il più portato ad imitare e nel procurarsi per mezzo dell'imitazione le nozioni fondamentali), dall'altra il fatto che tutti traggono piacere dalle imitazioni". 
(p. 12, Mimesis. L'arte e i suoi modelli di Christoph Wulf)

Come è possibile notare all'interno del termine mimesi si possono trovare una serie di sfumature di estremo interesse:
  • la stretta relazione tra l'uomo e la sua dipendenza dall'apprendimento;
  • la residuale componente istintuale;
  • la relazione antitetica tra creare ed emulare. 
Prima di avviarmi alle conclusione di questo post, vorrei soffermarmi sul primo punto dell'elenco.

Platone si era tanto soffermato sulla portata pedagogica della mimesi e le sue osservazioni negative su tale atto dipendono da una serie di preoccupazioni che sorgono considerando l'atto stesso. Chi viene imitato? Che cosa viene preso come modello di riferimento? Come questo viene emulato?

La famosa invettiva contro l'arte (imitazione di un'imitazione) nasce proprio dalla preoccupazione di non avere idonei, forti e costruttivi modelli di riferimento

A questo proposito, interessante è il contributo di Vygotskij:

Vygotskij (1931) [..] affronta il discorso dell’imitazione all’interno della relazione dinamica che sussiste tra apprendimento e sviluppo. L’imitazione, così, viene affrontata in primis non come processo meccanico e ripetitivo ma come processo creativo (Vygotskij, 1931).
(http://www.vegajournal.org/content/archivio/52-anno-vi-numero-1/168-la-teoria-dellimitazione-di-vygotskij-alla-luce-delle-scoperte-sul-sistema-dei-neuroni-specchio-una-riflessione-integrata)

egli afferma che l’adulto che viene imitato o che fornisce istruzioni (e anche questo potrebbero essere inteso come una forma di imitazione), su come comportarsi e agire, fa sì che il bambino possa raggiungere e sviluppare molte abilità. In particolar modo, è da tale comportamento imitativo che si andranno a instaurare due processi interdipendenti, non scomponibili e attivi fin dal primo giorno di vita: apprendimento e sviluppo (Vygotskij, 1978).


Vygotskij parla di imitazione intellettuale come caratteristica dell’uomo, in quanto legata alla comprensione che permette di estendere le azioni imitative ad azioni analoghe che si attuano nell'interazione sociale.

Imitare prima e risvegliare poi una serie di processi che si erano imitati fanno parte dell'apprendimento che così concepito diventa costitutivo nello sviluppo delle caratteristiche umane.

Ecco spiegato uno dei motivi per i quali il 72% dei lettori (6-14 anni) ha i genitori lettori. 


P.S. Se siete interessati alla tematica dell'imitazione e della mimesis, vi invito alla lettura dell'altro mio blog, ovvero P&G


lunedì 14 gennaio 2013

L'opera digitale nel cyberspazio (parte prima)

Il titolo suggerisce una lieve nota ironica. Come in tutti gli spazi, dalla mia borsa al web, è naturale che qualcosa possa andare perduto. Ma, al di là dei miei spazi disordinati, vorrei proporre alcune riflessioni che ho colto a proposito dei Digital Rights Management ovvero delle tecniche dei diritti nei contenuti digitali. 

Ho cercato prima di tutto di informarmi e sono giunta alla conclusione che i DGR sono tecniche di tutele del diritto d’autore per la creazione di un certo contenuto digitale. Dovrebbe essere diritto, pertanto, dell’autore la possibilità di riprodurlo, distribuirlo e modificarlo.

Il grande problema sorge quando, dopo aver creato tale contenuto e averlo "gettato" nel cyberspazio, questo potrebbe essere duplicato e commercializzato senza controllo e consenso di chi detiene i diritti.

Che cosa sono i DRM, in Italia
Riporto quanto scritto dal sito www.bookrepublic.it:

I DRM sono dei sistemi pensati per proteggere il contenuto dei file dalla diffusione illegale. Per fare questo limitano con diversi metodi le possibilità di utilizzo del file a cui vengono applicati. DRM diversi sono supportati in forma diversa dai vari device in commercio

Inoltre si parla anche di SocialDRM:

Il Social DRM o Watermarking è un metodo per la protezione dei contenuti che non limita in alcun modo l’utilizzo del file a cui viene applicato, ma agisce inserendo al suo interno delle informazioni sul proprietario difficili da rimuovere. Queste informazioni sono tracciate attraverso una sorta di filigrana nell’ebook e sono visibili nell’exlibris. Quest’ultimo personalizza e rende unico l’eBook scaricato con il nome e il cognome di chi l’ha acquistato e con alcune informazioni sull'acquisto (data e numero della transazione, per esempio)

 

Riporto, inoltre, altre informazioni dal sito antrodelnerd.blogspot.it

Un esempio concreto è quello degli e-books. Un e-book a cui sono stati applicati i DRM non potrà essere aperto e visualizzato su più computer, o su più lettori; in certi casi, poi, non sarà possibile copiarlo, oppure stamparlo. Se compriamo un e-book che ha un limite di 5 visualizzazioni, per esempio, significa che lo potremo aprire su un massimo di 5 computer diversi, oppure su 4 computer e un tablet, o altre combinazioni analoghe: in ogni caso, l’e-book potrà essere utilizzato solo su un massimo di 5 supporti diversi. Se vogliamo aprirlo su un sesto computer, dovremo comprare di nuovo l’e-book. Beninteso, possiamo aprirlo tutte le volte che vogliamo sullo stesso computer: la limitazione è relativa solo al numero di computer diversi su cui quell’e-book può essere letto (quasi sempre, ma ci sono eccezioni).

Uno dei sistemi più noti è il DRM Adobe che consente di associare il libro al dispositivo sul quale viene letto attraverso una procedure di registrazione (Adobe ID, ovvero mail e password).
Ogni qual volta che si acquista un libro protetto da questo tipo di tecnica bisogna mostrare le proprie Adobe_credenziali: se usualmente si leggono gli ebook sul proprio laptop e anche sull’e-reader, è necessario registrare entrambe i dispositivi.

Tre, dal mio punto di vista, sono le questioni aperte:
  • la paura della perdita e contemporaneamente della perdita;
  • la questione della tracciabilità e della riservatezza dei propri dati;
  • quale è lo statuto, non solo giuridico, ma anche estetico, degli oggetti e delle persone interessate, ovvero Autore, Lettore e Testo. 
Prima di addentrarmi in tali questioni, nei prossimi post prenderò in considerazione le osservazioni che criticano positivamente e negativamente tale tecnica di tutela.