domenica 24 marzo 2013

23 marzo, classifica settimana 10 - 17 marzo: ogni classifica è bella a mamma sua!

Mi sono rimaste impresse le parole di Luciano Genta nel commento alla classifica di questa settimana:

Che dire? Da oltre trent’anni siam qui a ripetere che la classifica è un termometro, non una cattedra per giudizi di valore. Mai confondere quantità con qualità. Anche se dispiace che la quantità oscuri la qualità. 


IN ITALIA
Tutto Libri (a cura di Luciano Genta) - dati Nielsen BookScan - presentano la seguente graduatoria:
  1. La rivoluzione della luna, Camilleri, Sellerio;
  2. Il veleno dell'oleandro, Agnello Hornby, Feltrinelli;
  3. Educazione siberiana, Lilin, Einaudi;
  4. Il cacciatore di teste, Nesbø, Einaudi;
  5. Fai bei sogni, Gramellini, Longanesi;
  6. Il grillo canta sempre al tramonto, Grillo, Fo, Casaleggio, Chiarelettere;
  7. Sua santità, Nuzzi, Chiarelettere; 
  8. Letto di ossa, Cornwell, Mondadori;
  9. Vendetta di sangue, Smith, Longanesi;
  10. Illuminati, Kadmon, Piemme. 
Ritorna in classifica il trittico Grillo-Fo-Casaleggio, mentre si installa in prima posizione Camilleri con La rivoluzione della luna

Le due entrate da segnalare sono rispettivamente quelle di Nesbø con Il cacciatore di teste e di Kadmon con Illuminati. Il primo è un thriller nordico, mentre il secondo un saggio fantapolitico.

Riporto le parole di Genta:

Che succede? Già è svanita la carica degli 0,99? No, han solo deciso di confinarli nei tascabili. Altrimenti ce ne sarebbero 7 tra i primi 10, da Seneca alla Némirovsky, che, nel campione Nielsen di sole librerie, han venduto più di Agnello Hornby e Lilin 


NEWS DAL MONDO
A livello americano (Publishersweekly), cambiano la prima e la terza posizione, mentre alla seconda vi troviamo la prima della scorsa settimana:
  1. Women, Work, and the Will to Lead di Sheryl Sandberg;
  2. The Innocent di David Baldacci;
  3. Proof of Heaven: A Neurosurgeon's Journey Into the Afterlife di Eben Alexander
Per l'Inghilterra (Bookseller), la prima e la seconda posizione della scorsa settimana si scambiano e alla terza una nuova proposta: 
  1. TOM GATES Excellent Excusos di Liz Pichon (riconfermo la bellissima copertina); 
  2. Horrid Henry's - Guide to perfect parents di Francesca Simon (illustrato da Tony Ross);
  3. Giraffes can't dance di Giles Andreae.
Continua, dunque, la grande importanza data alla letteratura d'infanzia in Inghilterra ... perché in Italia è diverso? 

In Francia, con Livreshbdo, cambia la terza posizione:
  1. Demain di Guillame Musso (XO Editions);
  2. 7 ans après di Guillame Musso (POCKET);
  3. Sous haute tension di Harlan Coben.
Infine, l'Internazionale propone:
  • Edmond Baudoin, Insalata nizzarda (fumetti);
  • Frank Westerman, Pura razza bianca;
  • Paul French, Mezzanotte a Pechino;
  • Peter Cameron, Il weekend;
  • Philippe Dijan, “Oh…”;
  • Susanna Mattiangeli, Chiara Carrer, Come funziona la maestra;
  • Valerio Magrelli, Geologia di un padre;
  • Victor del Árbol, Il mio sole è nero.
Massimo punteggio a Geologia di un padre di Valerio Magrelli (recensione qui). Cosa ne pensate? Ammetto che è questo il libro che comprerei questa settimana!

sabato 23 marzo 2013

E' di scena un poetico Mistero Buffo

Ho un bel ricordo di questo libro. Assieme a i Dialoghi con Leucò di Cesare Pavese e Il nome della rosa di Umberto Eco, Mistero Buffo di Dario Fo è stato un prezioso pensiero che un signore mi fece come premio per la laurea specialistica. Tutti e tre molto apprezzati. 

Penso che sia un capolavoro...in tutti i sensi. Ricordo che la prima volta che venni a conoscenza di Mistero Buffo fu al Liceo, in classe quinta, quando la mia professoressa di Italiano e di Latino ci propose la visione di un pezzo della versione video di Dario Fo. 

Ve li propongo qui di seguito: 

Video numero 1 => La resurrezione di Lazzaro (da 9:00)


Fo in letteratura è un caso particolare, non solo perché in Letteratura Italiana solitamente il teatro e la poesia comica vengono studiate e approfondite in modo liminare, ma soprattutto perché il lavoro artistico e culturale di ripresa del passato e di ricerca linguistica è assolutamente di elevata originalità.

Mistero Buffo è un montaggio di pezzi in gran parte legati a temi religiosi (mistero significa rappresentazione sacra), ma ripresi da fonti non ufficiali (testi popolari o vangeli apocrifi). 
Se si prende in considerazione, ad esempio, La resurrezione di Lazzaro, si può notare come la prospettiva sia fortemente dissacrante e vitale puntando sulla visione dal basso del popolo. Questa particolare tecnica narrativa e teatrale crea una rappresentazione fortemente innovativa: un unico attore ha il compito di dare voce alla folla di personaggi coinvolti nell'azione, ricorrendo alla ricca tradizione dei comici dell'arte, alla riscoperta delle maschere, fino a riprendere gli atteggiamenti dei giullari medievali.

Nella folla fanno parte anche gli oppressi, spesso liminare nelle memorie della storia e della letteratura in generale. Questo non significa che non si sia mai scritto o parlato degli oppressi, anzi espressioni di questo tipo sono assai presenti. Tuttavia, spesso si dimentica che è anche importante la forma di espressione non istituzionale: se, ad esempio, Verga ha trovato una sua forma nei Malavoglia, Fo, invece, la inquadra nella figura del buffo. Il buffo è colui che, seppur costretto a subire la ferocia e lo sfruttamento dei potenti, è capace di liberarsene simbolicamente per mezzo della forza dissacrante della risata

Video numero 2 => Maria alla Croce interpretata da Franca Rame


Se nella prima parte del testo prevalgono la satira e la deformazione grottesca, nella seconda si impone un registro più intimo e raccolto, capace di revocare i lati umani e materiali della Passione di Cisto con una commozione non frequente neppure in altri ufficiali testi religiosi.

Prendete in considerazione il punto di vista della Madonna, identificato nella umana sofferenza di una umile donna del popolo, come una madre. Il pezzo che qui sotto vi propongo non fa parte di Maria alla Croce, bensì di La Madonna incontra le Marie: 

Non è forse un uomo mio figlio, oltre che Dio? Da uomo ha gli occhi, le mani, i piedi ... tutto da uomo ... finanche i dolori e l'allegrezza! Dunque toccherà a lui, a mio figlio, decidere ... che saprà bene lui cosa fare quando verrà il suo momento, se vorrà prendersi una sposa. Per me, a quella che lui sceglierà, vorrò bene come fosse una mia figliola ... E ci spero tanto che venga presto quel giorno ... che ormai ha compiuto trentatre anni... ed è ora che metta su famiglia [...] Tanto mi piacerebbe avere per casa dei bambini suoi ... da far giocare ... cullarli ... che io ne conosco tante canzoni da culla ... e dargli vizi ... e raccontargli favole ... di quelle belle favole che finiscono sempre bene ... e in giocondità!
(p. 186 - versione tradotta)
Video numero 3 => Bonifacio VIII 


Ultima osservazione interessa il linguaggio.
L'operazione concepita da Fo è anche linguistica: recupera un dialetto lombardo popolare e vi inserisce anche degli elementi del grammelot (una lingua inesistente che imita l'effetto di questa o di quella lingua reale, utilizzandone alcuni termini.chiave). Questo linguaggio consente all'artista di potersi esprimere con una vasta gamma di sfumature espressive, sia calandosi in una carnalità prorompente, sia simulando parodie assieme esprimendo passionalità, ribellione e lamento.

DARIO FO
Mistero Buffo
Einaudi
2005
(euro 12.50)

venerdì 22 marzo 2013

Quando l'incipit è del dottore ... La coscienza di Zeno


Io sono il dottore di cui in questa novella si parla talvolta con parole poco lusinghiere. Chi di psico-analisi s'intende, sa dove piazzare l'antipatia che il paziente mi dedica. 
Di psico-analisi non parlerò perché qui entro se ne parla già a sufficienza. Debbo scusarmi di aver indotto il mio paziente a scrivere la sua autobiografia; gli studiosi di psico-analisi arriccerranno il naso a tanta novità. Ma egli era vecchio ed io sperai che in tale rievocazione il suo passato si rinverdisse, che l'autobiografia fosse un buon preludio alla psico-analisi. Oggi ancora la mia idea mi pare buona perché mi ha dato dei risultati insperati, che sarebbero stati maggiori se il malato sul piú bello non si fosse sottratto alla cura truffandomi del frutto della mia lunga paziente analisi di queste memorie. 
Le pubblico per vendetta e spero gli dispiaccia. Sappia però ch'io sono pronto di dividere con lui i lauti onorarii che ricaverò da questa pubblicazione a patto egli riprenda la cura. Sembrava tanto curioso di se stesso! Se sapesse quante sorprese potrebbero risultargli dal commento delle tante verità e bugie ch'egli ha qui accumulate!... DOTTOR S. 
(p. 37)

Penso che la La coscienza di Zeno (1923) di Italo Svevo sia il romanzo del Novecento. C'è la questione della situazione economica, politica e culturale degli intellettuali, c'è la presenza del pensiero di Freud, c'è la sempre questione relazionale sempre aperta (e centrale nel Novecento) con il padre, c'è il desiderio di una cosa e del suo contrario, c'è il protagonista e il suo antagonista. In altre parole c'è la coscienza, cioè la consapevolezza acquisita e ancora da acquisire, ma anche la consapevolezza delle proprie azioni e delle loro motivazioni ... e la loro inconsapevolezza.

Particolare è l'incipit, ovvero la Prefazione del dottor S., che ci rende "consapevoli" che il romanzo è una memoria inviata da Zeno stesso allo psicoanalista che lo ha in cura. Il dottor S. non ha trovato di meglio che indurre il suo paziente a scrivere una storia della sua malattia e se ne scusa nella brevissima prefazione. Spera che questa attività conduca il paziente alla psico-analisi, ma Zeno la abbandonerà e per vendetta pubblica le sue memorie, sperando di guadagnarci sopra. 

In base a queste poche parole, il dottor S. vi pare attendibile? 
E' un buon dottore colui che si vendica dei suoi pazienti?
E' un buon dottore colui che aspira a un certo interesse economico?

E, infine, cosa significa "essere dottori" ed "essere pazienti"?
Quello che noi troviamo in questo libro è un qualcosa di veramente profondo: se abbiamo come linea di orizzonte la civiltà, allora malattia e salute non si trovano ai due poli opposti. Casomai la malattia è la malattia della civiltà in cui la vita non è né bella né brutta ... è solo originale

Certo è che nella società attuale dei capitali lontana dalla natura, bisogna sempre fare attenzione, come scrive Svevo alla fine del libro, agli ordigni dell'uomo occhialuto che potrebbe mettere in moto:

un'esplosione enorme che nessuno udrà e la terrà ritornata alla forma di nebulosa errerà nei cieli priva di parassiti e di malattie.
(p. 349)

Libro fantastico. 

ITALO SVEVO
La coscienza di Zeno
Grandi Tascabili Economici Newton
1988
(1000 lire - forse)

giovedì 21 marzo 2013

Giornata mondiale della poesia ... ma i miei nipoti leggono le poesie?

Dato che oggi, 21 marzo 2013, è ufficialmente la giornata dedicata alla poesia (Unesco), mi sono chiesta e ho chiesto se i miei nipoti leggono alcune poesie. 

La risposta è stato un timido "sì"...ma perché ne leggono poche? Perché, invece, bisognerebbe leggere più poesie?

Perché leggere poesie
Per rispondere a questa domanda mi sono affidata al sito dell'Unesco che ufficialmente istituisce per la giornata del 21 marzo di ogni anno una celebrazione della poesia:

 La data, che segna anche il primo giorno di primavera, riconosce all'espressione poetica un ruolo privilegiato nella promozione del dialogo e della comprensione interculturali, della diversità linguistica e culturale, della comunicazione e della pace. 

Inoltre: 

Tra le diverse forme di espressione, infatti, ogni società umana guarda all'antichissimo statuto dell’arte poetica come ad un luogo fondante della memoria, base di tutte le altre forme della creatività letteraria ed artistica. 

Le motivazioni, dunque, sono profonde e condivisibili. 

Quando io leggevo poesie
L'immagine che ho io delle prime poesie lette è quella di un quaderno "pignacento" rosa in cui la maestra ci faceva scrivere, in bella calligrafia, le poesie di Leopardi, Carducci, Pascoli, D'Annunzio, Montale e Ungaretti ... principalmente. Mi ricordo molto bene le poesie di D'Annunzio (La pioggia nel pineto, ma anche  Pastori). 

La maestra ce le faceva studiare a memoria e poi ci interrogava ... forse non era il metodo migliore, ma probabilmente i significati profondi di alcune poesie erano e rimangono veramente difficili da cogliere. Rimango però convinta del fatto che lo studio mnemonico o almeno il solo studio mnemonico non fosse un buon metodo: certo, grazie a questo io ancora oggi ricordo molto bene alcune poesie, ma penso che anche i bambini possano giungere a certi livelli di significato. Bisogna solo guidarli.

Quando i miei nipoti leggono poesie
Prima di tutto, sono rimasta stupita del fatto che non leggano molte poesie. 

La mia nipote si ricorda una filastrocca sul tempo. Più precisamente quella di Marcello Argilli Il mistero del tempo 

Il tempo passa e va:
tic-tà, tic-tà, tic-tà...

Un secondo, un minuto, un'ora, 
la sua corsa continua ancora. 
Sull'orologio leggi l'orario, 
i giorni conti sul calendario. 
Una settimana, un mese, un anno, 
il tempo corre senza mai l'affanno.

Anche mio nipote ha confessato di aver letto e studiato poche poesie. L'ultima fatta è stata la classica Il sabato del villaggio di Giacomo Leopardi

La donzelletta vien dalla campagna
in sul calar del sole,
col suo fascio dell'erba; e reca in mano
un mazzolin di rose e viole,
onde, siccome suole, ornare ella si appresta
dimani, al dí di festa, il petto e il crine.
Siede con le vicine
su la scala a filar la vecchierella,
incontro là dove si perde il giorno;
e novellando vien del suo buon tempo,
quando ai dí della festa ella si ornava,
ed ancor sana e snella
solea danzar la sera intra di quei
ch'ebbe compagni nell'età piú bella.

Voglio proporre un mio parere ... non sdolcinato, bensì molto riflessivo. Ci vorrebbe più poesia nella mia vita, nella vita dei miei nipoti e in quella di tutti quanti. 

martedì 19 marzo 2013

Riusciamo ancora a leggere certi tomi!?!

Ho spulciato tra gli articolo archiviati nella cartella "da leggere" e tra questi ne ho trovato uno molto interessante scritto sull'Internazionale da Nick Hornby, Abbasso i libri lunghi (qui il link all'articolo in questione). 

Hornby ammette che certi tomi di ottocento pagine mettono soggezione e che lo hanno sempre un po' insospettito:
i libri lunghi e lenti possono avere un effetto demoralizzante sulla vostra vita culturale se avete bambini piccoli e poco tempo per leggere. Ogni sera, prima di dormire, fate solo rapide incursioni in quelle distese sconfinate di pagine, e in poco tempo finite per convincervi che forse è meglio abbandonare del tutto la lettura finché i vostri figli non saranno entrati in riformatorio.

Un esempio tra tutti è il testo di Dickens Il nostro amico comune e, nel corso della lettura, l'autore si sente un poco in crisi:

A due terzi del libro ero così in crisi che sono andato a leggermi un paio di recensioni dell’epoca. Henry James lo considerava “il più povero dei romanzi di Dickens, di una povertà che non è difficoltà passeggera, ma sfinimento costante”. Un fedele amico di Dickens, John Forster, ammetteva che “non sarà mai annoverato tra i suoi lavori più riusciti”. In poche parole, tutti sapevano che era un fiasco tranne me.

Vi è mai successo di bloccarvi nella lettura? A me sì ... e in particolar modo con Mark Twain e il suo Le avventure di Huckleberry Finn. Non è propriamente un tomo, ma dal momento che fu un regalo improvvisato da parte di mio padre ci tenevo a finirlo. Invece ... ahimè ho dovuto riprenderlo ben 7 anni dopo!!! Ora ho una sfida da affrontare, la lettura di Marcel Proust con Alla ricerca del tempo perduto. Ce la farò? Sono ben due tomi, anche abbastanza pesanti!!!

E' forse meglio che mi compri l'ebook?

domenica 17 marzo 2013

16 marzo, classifica settimana 3 - 9 marzo: c'è crisi? Affidiamoci ai classici!

Come Luciano Genta ha affermato su Tutto Libri "spumeggia una nuova onda, i Newton Compton a 0,99 euro"! E ben vengano!

IN ITALIA
Tutto Libri (a cura di Luciano Genta) - dati Nielsen BookScan - presentano la seguente graduatoria:
  1. La rivoluzione della luna, Camilleri, Sellerio;
  2. Educazione siberiana, Lilin, Einaudi;
  3. Il veleno dell'oleandro, Agnello Hornby, Feltrinelli;
  4. Fai bei sogni, Gramellini, Longanesi;
  5. Letto di ossa, Cornwell, Mondadori;
  6. Sua santità, Nuzzi, Chiarelettere; 
  7. Lady Susan, Austen, Newton Compton;
  8. Riflessi di te, Day, Mondadori;
  9. L'arte di essere felici, Seneca, Newton Compton;
  10. Vendetta di sangue, Smith, Longanesi. 
Sì, lo ammetto. Io sono una di quelle lettrici che quando vede in esposizione i libri a 99 centesimi, se li compra quasi tutti. Come non fare? Certo, mi piacciono anche le edizioni con una bella rilegatura e impaginate in un certo modo (ammetto di avere una predilezione per la Einaudi), però nulla da fare. A 99 centesimi, i classici si comprano!


E probabilmente non è nemmeno più solo un mio pensiero, bensì un pensiero di tanti! Ecco spiegato l'arcana entrata dei testi di Seneca e della Austen

Dai classici "libri", ai classici "autori". Ecco che si presenta Camilleri con un romanzo, La rivoluzione della luna con una copertina che io adoro. Ma quanto uscite abbiamo già incontrato di Camilleri!!!

NEWS DAL MONDO
A livello americano (Publishersweekly), cambiano le posizioni (la terza diventa prima, mentre la prima diventa seconda) e si presenta una new entry:
  1. The Innocent di David Balducci;
  2. Green Eggs and Ham di Dr Seuss;
  3. You don't want to know di Lisa Jackson.
Per l'Inghilterra (Bookseller), cambiano la seconda posizione: 
  1. Horrid Henry's - Guide to perfect parents di Francesca Simon (illustrato da Tony Ross);
  2. TOM GATES Excellent Excusos di Liz Pichon (bellissima copertina);
  3. Alfie. Alfie's shop di Shirley Hughes (anteprima qui)
In Francia, con Livreshbdo, rimane tutto invariato (?):
  1. Demain di Guillame Musso (XO Editions);
  2. 7 ans après di Guillame Musso (POCKET);
  3. Un sentiment plus que fort di Marc Levy (Robert Laffont - Versilio).
Infine, l'Internazionale propone:
  • Anne-Marie Garat, I figli delle tenebre;
  • Carlo Marroni, Le mani sul Vaticano;
  • Frank Tashlin, L’opossum che invece no;
  • Henning Wagenbreth, Robert Louis Stevenson, Il pirata e il farmacista (fumetti);
  • Percival Everett, Sospetto;
  • Philip Roth, I fatti;
  • Richard Ford, Canada;
  • Sergio Álvarez, 35 morti.
Massimi punteggi alle opere di Percival EverettSospetto (recensione qui) e di Sergio Álvarez35 morti (recensione qui). Mi permetto anche di segnalare il romanzo di Philip Roth, I fatti (recensione qui). 

Buona lettura!

Il compagno, ovvero la volontà di spezzare il cerchio della solitudine (?)

"8 ottobre 1948. Riletto ad apertura di pagina, pezzo del Compagno. Effetto di toccare un filo di corrente. C'è una tensione superiore al normale, folle ... Uno slancio continuamente bloccato. Un ansare ..."

Con queste parole, Pavese annotava riflessioni anni dopo l'uscita del libro, Il compagno.

Ammetto di non ricordare il momento in cui ho comprato questo libro, so però che lo lessi durante i viaggi, andata e ritorno, Nizza Monferrato - Torino.

Mi son spesso chiesta perché Pavese avesse scelto come titolo quello di Il compagno. Inizialmente l'opera parla di Amelio, amico di Pablo (il protagonista) e della sua condizione di paralizzato ... poi prosegue con la storia travagliata con Linda a Torino, per poi far proseguire la vicenda a Roma. E' a Roma che si comprende bene la questione dei "compagni" e del contesto politico in cui inserirla. Ed è a Roma che l'opera finisce con il ricordo di Amelio. Insomma, il senso del titolo, secondo il mio punto di vista, lo si coglie all'inizio e alla fine. Nel mezzo c'è altro ... c'è tanto e altro. 

Il protagonista è Pablo, un giovanotto piccolo borghese che suona la chitarra, che mentre va a trovare il suo amico Amelio conosce Linda. Con questa ragazza instaurerà una relazione in una Torino "da ballare" (si potrebbe fare un'intera analisi di quest'opera solo sulla base degli spazi urbani frequentati da Pablo). E' un rapporto particolare perché nel difficile equilibrio che ogni coppia deve costruirsi, inevitabilmente Pablo comincia a sentire una certa sofferenza, una crisi esistenziale:

In quei giorni, ricordo, mi svegliavo di colpo, pensavo a Linda e mi pareva di avercela accanto. Ma poi stavo nel letto occhi chiusi e pensavo a tutt'altro; mi pareva di averci un grosso affanno e di essere come un bambino, più solo di un cane, aver fatto qualcosa di brutto e di senza speranza. Non avevo più scampo, non osavo sentirmi, avrei voluto non svegliarmi e mori lì. Neanche l'idea che se un giorno avessi avuto Linda accanto l'avrei presa, mi bastava. Mi facevo pietà, quest'è il fatto. Ero come un bambino che mettono nudo sul tavolo e poi mamma e sorelle se ne vanno di casa. Nascondevo la testa e mi affannavo. 
(p. 39)

Comincia a emergere, lentamente, l'idea della solitudine:

Tutta la notte stetti solo, e l'idea che dovevo passarne ancor una mi toglieva il coraggio. Ogni tanto dicevo delle cose nel buio. M'abbracciavo stretto al cuscino e dicevo qualcosa. Quel che pensavo, ormai l'avevo già pensato tante volte, che era come gli scalini di casa.
(pp. 65-66)

Mentre parlava, mi ero accorto di esser solo. Me ne accorsi di colpo e fui quasi felice. Sapere che, dopo esser stato lassù nel letto, avrei disceso quella scala e camminato, traversato Torino e dormito da solo, mi diede un urto come un sorso di liquore. Non m'importò più di nient'altro ... 
(p. 71)

E' difficile porre delle definizioni per i termini e i concetti utilizzati da Pavese. Ma è certo che c'è una chiave di lettura nella ripetizione. Insomma, il rapporto con Linda non funziona e la crisi esistenziale che Pablo sta vivendo potrebbe non dipendere in maniera esclusiva dalle difficoltà relazionali, bensì da un qualcosa che c'è sempre stato e che, ogni tanto, si manifesta. Sicuramente questo non è il romanzo in cui è rivelata la chiusa esplicativa del dramma esistenziale, tuttavia nei momenti in cui Pablo affronta il tema del "lavorare" e della "solitudine" si capisce il perché del titolo. Il compagno è colui con cui si lavora e con cui si discute di politica. Compagno è colui che condivide con noi un qualcosa. Era Amelio ... e quando alla compagnia di Amelio è stata preferita quella di Linda (naturalmente), allora qualcosa nella melodia è stonato. E Pablo lo capisce quando la storia con Linda non funziona. E si sente solo. 

E allora parte per Roma, la Roma da "mangiare e bere", ma anche la Roma "politica". C'è un cambio di tono nel romanzo: si parla di cospirazioni e di riunioni clandestine nel periodo fascista. Non siamo più a Torino, ma a Roma, dove tutti i compagni, incluso Amelio, vanno a finire. Incluso Pablo. Il clima di Roma è diverso da quello di Torino: c'è il fascismo, c'è la polizia, c'è la prigione e c'è anche un certo senso di solidarietà verso chi ha condiviso questi momenti. 

Voglio dirti una cosa, - mi fece. - C'è questa sola differenza tra noi due: quello che a me è costato mesi di sudori per decidermi e libracci e batticuori, tu e la tua classe ce l'avete nel sangue. Sembra niente. 
- Difficile è stato trovarli, i compagni.
- E perché li hai cercati? Speravi qualcosa? Li hai cercati perché avevi l'istinto
(pp. 125-126)

Non è che forse siamo tutti alla ricerca, una ricerca ontologica, di un compagno?

CESARE PAVESE
Il compagno
Einaudi
1990
(Lire 13.000)

venerdì 15 marzo 2013

Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus

In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. Questo era in principio presso Dio e compito del monaco fedele sarebbe ripetere ogni giorno con salmodiante umiltà l'unico immodificabile evento di cui si possa asserire l'incontrovertibile verità. Ma veidemus nunc per speculum et in aenigmate e la verità, prima che faccia a faccia, si manifesta a tratti (ahi, quanto illeggibili) nell'errore del mondo, così che dobbiamo compitarne i fedeli segnacoli, anche là dove ci appaiono oscuri e quasi intessuti di una volontà del tutto intesa al male.

Probabilmente è conosciuto a tutti ... ma per chi avesse qualche dubbio, questo è l'incipit di Il nome della rosa di Umberto Eco

Si tratta di un libo uscito nel 1980 che secondo il Ceserani rappresenta "la prima, consapevole produzione di un romanzo postmoderno". 
Sul piano ideologico, il romanzo storico di Eco rivela una forte messa in discussione del passato che si rivela come manifestazione della stessa legge della ripetizione, del ritorno del sempre-eguale, dell'assenza di significati che è percepibile nel presente. I significati moderni sono troppo deboli.
Sul piano letterario, il materiale storico che Eco recupera è prima di tutto piacere della scrittura e la libertà della narrazione

Giunto al finire della mia vita di peccatore, mentre canuto senesco come il mondo, nell'attesa di perdermi nell'abisso senza fondo della divinità silenziosa e deserta, partecipando della luce inconversevole delle intelligenze angeliche, trattenuto ormai col mio corpo greve e malato in questa cella del caro monastero di Melk, mi accingo a lasciaro su questo vello testimonianza degli eventi mirabili e tremendi a cui in gioventù mi accadde di assistere, ripetendo verbatim quanto vidi e udii, senza azzardarmi a trarne un disegno, come a lasciare a coloro che verranno (se l'Anticristo non li precederà) segni di segni, perché su di essi si eserciti la preghiera della decifrazione. 

La chiave ideologica del romanzo è particolare. Sono veramente così importanti i segni? Certo, i segni servono per decifrare la realtà, ma sembra che i segni poi non portino da nessuna parte: rinviano a una biblioteca scomparsa o a un libro originario perduto. Cosa rimane? Rimane quanto si conosce dai nomi, non dalla realtà delle cose. Nomina nuda tenemus, cioè teniamo i nudi nomi: solo i nomi e il linguaggio, non le cose e nemmeno la loro essenza

mercoledì 13 marzo 2013

Gabriele che non vola

Grazie al blog (Booksblog), vengo a sapere di un libro che mi incuriosisce molto. E naturalmente il pensiero è stato rivolto ai miei nipoti. 

Si tratta di Gabriele che non vola scritto da Sebastiano Ruiz Mignone e illustrato da Cristiana Cerretti (qui il post di Booksblog e qui la pagina Facebook dell'illustratrice), collana dello Specchio Magico (casa editrice Città Aperta).


In un piuttosto vicino futuro, 2036, sappiamo volare. Lo sappiamo fare non tanto perché abbiamo le ali, bensì perché lo facciamo ... voliamo. C'è solo un bambino, Gabriele, che non riesce a volare e il dottore gli somministra una ricetta miracolosa. Però Gabriele continua a vedere i suoi amici volare dalla finestra e li saluta con la mano. Al suo saluto, alcune bambine gli rispondono: Gabriele sale sulla finestra, chiude gli occhi e si getta nel vuoto. Cosa accadrà?

Mi piace l'idea con la quale la disabilità è stata affrontata. Come dice Cristina Cerretti.

Esclusa qualsiasi forma di commiserazione, l'handicap è qui visto semplicemente come l'incapacità di volare di un bambino, Gabriele, in un mondo in cui tutti volano senza sapere nemmeno perché [...]   La storia, nella sua semplicità, denuncia ironicamente gli atteggiamenti di certi medici attenti più alla cura della propria immagine di grandi luminari che alla salute delle persone che hanno davanti. 


martedì 12 marzo 2013

Noi siamo come leggiamo (?) - parte III

Vorrei continuare con la disamina di quanto cominciato in Noi siamo come leggiamo (?) - parte I e in particolare con l'articolo Is Google making us stupid? di Nicholas Carr. 

Eravamo rimasti al punto in cui:
  • la modalità di pensiero è mutata e un esempio è il calo di concentrazione nella lettura di contenuti digitali (I can't read War and Peace anymore!);
  • se da un lato quantitativamente si legge di più, dall'altro qualitativamente qualcosa è cambiato dal momento che sembra essere diventati "meno lettori" e "più decodificatori".
L'autore passa poi a considerare la natura del nostro cervello. Per Carr è "almost infinitely malleable", questo perché il cervello avrebbe "the ability to reprogram itself ... altering the way it functions".
Questa capacità di riprogrammazione del cervello è indice del suo livello di plasticità che si pone anche sul piano biologico. Ma cosa è successo con l'entrata di Internet?

The Internet ... is subsuming most of our other intellectual technologies. It's becoming our map and our clock, our printing press and our typewriter, our calculator and our telephone, and our radio and TV.
When the Net absorbs a medium, that medium is re-created in the Net's image

Quest'immagine quasi sacrale del Web diventa per l'autore un motivo per ricordare la mission di Google:

"to organize the world’s information and make it universally accessible and useful.” It seeks to develop “the perfect search engine,” which it defines as something that “understands exactly what you mean and gives you back exactly what you want.” [...] The more pieces of information we can “access” and the faster we can extract their gist, the more productive we become as thinkers.

L'autore, infine, si chiede: bisogna glorificarla o demonizzarla? Ovvero bisogna demonizzarla come già in passato Platone aveva fatto nel Fedro con la scrittura oppure bisogna considerarla come una manna dal cielo? 

E voi cosa ne pensate?

Nell'aumentare i vostri dubbi vi lascio con questo video:



sabato 9 marzo 2013

9 marzo, classifica settimana 24 febbraio - 2 marzo: quale varietà!

Le classifiche si presentano come interessanti e diversificate. Da un lato si ha l'Italia caratterizzata da un mix di ingredienti, mentre nei paesi anglosassoni si nota la forte presenza della letteratura per ragazzi. 

IN ITALIA
Tutto Libri (a cura di Luciano Genta) - dati Nielsen BookScan - presentano la seguente graduatoria:
  1. Riflessi di te, Day, Mondadori;
  2. Il veleno dell'oleandro, Agnello Hornby, Feltrinelli;
  3. Educazione siberiana, Lilin, Einaudi;
  4. Il grillo canta sempre al ..., Grillo & Fo & Casaleggio, Chiarelettere;
  5. Letto di ossa, Cornwell, Mondadori;
  6. Sua santità, Nuzzi, Chiarelettere; 
  7. Fai bei sogni, Gramellini, Longanesi;
  8. Vendetta di sangue, Smith, Longanesi;
  9. Io vi maledico, De Gregorio, Einaudi;
  10. Entra nella mia vita, Sanchez, Garzanti.
Come già preventivato a livello internazionale, la serie erotico-sensuale continua anche dopo le sfumature della James: ecco a voi la Silvia Day con Riflessi di te. Al di là però di questa sfumosa entrata, bisogna fare alcune considerazioni.

In primo luogo, l'avanzata di Hornby e Lilin ... probabilmente il secondo grazie all'interesse suscitato dal lancio cinematografico di Salvatores. In secondo luogo, l'entrata in classifica di due autrice: la prima, Patricia Cornwell, con la protagonista Kay Scarpetta in Letto di ossa, la seconda Concita De Gregorio, con Io vi maledico. In terzo luogo, un'osservazione: notate le case editrici. Mondadori, Feltrinelli, Einaudi, Garzanti e Longanesi ... no, ne manca una ... Chiarelettere. Considerate i libri che edita e che sono presenti in classifica: da un lato, una presenza conosciuta già dalla scorsa settimana, Sua santità di Nuzzi, dall'altro una nuova presenza, anche se ben conosciuta, Il grillo canta sempre al ... della triade Grillo, Fo e Casaleggio

Quanta varietà in questa classifica!

NEWS DAL MONDO
A livello americano (Publishersweekly), cambia la terza posizione con:
  1. Green Eggs and Ham di Dr Seuss;
  2. One fish Two Fish Red Fish Blue Fish di Dr Seuss Ring;
  3. The Innocent di David Balducci.  
Per l'Inghilterra (Bookseller), cambiano la prima e la terza posizione: 
  1. Horrid Henry's - Guide to perfect parents di Francesca Simon (illustrato da Tony Ross);
  2. The fast diet. The secret of Intermittent Fasting. Lose Weight, Stay Healthy, Live Longer di Michael Mosley e Mimi Spencer (Short Books Ltd);
  3. Alfie. Alfie's shop di Shirley Hughes (anteprima qui)
Il primo e il terzo testo in classifica fanno parte della letteratura per ragazzi. Se vi ricordate, la scorsa settimana, anche in America si presentava una situazione simile. E in Italia?

In Francia, con Livreshbdo, cambiano le posizioni e si presentano due nuove entrate:
  1. Demain di Guillame Musso (XO Editions);
  2. 7 ans après di Guillame Musso (POCKET);
  3. Un sentiment plus que fort di Marc Levy (Robert Laffont - Versilio). 
Se la scorsa settimana c'era due romanzi di Marc Levy, questa, invece, presenta la doppia presenza di Guillame Russo (qui) considerato come "le meilleur vendeur de romans del 2012" secondo Le Figaro. Ciascun autore ha un suo sito web e una loro presentazione. 

Infine, l'Internazionale propone:
  • Amin Maalouf, I disorientati
  • Antonin Varenne, L’arena dei perdenti;
  • Daniel Clowes, Mister Wonderful (fumetti);
  • Enrico Mannucci, Casa Savoia;
  • Joyce Carol Oates, La donna del fango;
  • Luca Raffaelli, Andrea Cavallini, Enrichetto Cosimo alla ricerca del manga mangante;
  • Otto Dov Kulka, Paesaggi della metropoli della morte;
  • Philippe Claudel, Profumi.
Massimo punteggio al testo di  Otto Dov Kulka con Paesaggi della metropoli della morte. Leggendo la recensione (qui), mi sembra molto interessante. 

Lo scudo di Eracle ... intorno all'orlo scorreva avvolgendo lo scudo Oceano

Lo Scudo di Eracle è un pometto appartenente al IV libro del Catalogo delle donne ddedicato ad Alcmena, madre di Eracle. 

L'immissione di questo particolare scudo è interessante. Alcmena è colei che, unitasi a Zeus e a suo marito Anfitrione, generò due gemelli: Eracle, semidio, e Ificle, umano. Il figlio di quest'ultimo, Iolao, è l'auriga e lo scudiero di Eracle quando questo incontra Cicno, figlio di Ares, con il quale viene a duello. 
Prima dello scontro Eracle indossa l'armatura e imbraccia lo scudo che viene minuziosamente descritto (v. 139 - 324). Segue poi lo scontro tra Eracle e Cicno al quale assistono Atena, a favore del primo, e Ares, a favore del secondo. 
Lo stratagemma narrativo utilizzato dal poeta è tale per cui, con un passaggio brusco e con una formula non ignota all'epica, unisce al brano del Catalogo l'episodio del duello e nel mezzo di questo quello dello scudo, assai simile alla famosa descrizione dello scudo di Achille nel XVIII libro dell'Iliade (dal v. 478). 

Il poema è stato erroneamente attribuito a Esiodo, ma considerando il sistema problematico delle questioni autoriali, si pensi a Omero per esempio, potrebbe non essere così rilevante. E' per questo che Lo scudo di Eracle viene anche definito come poema spurio, in quanto opera non autentica o attribuita falsamente o erroneamente a qualcuno. 

Le figure dello scudo si presentano spesso come simboli o allegorie, cioè come segni di passioni e di condizioni più che di personaggi impegnati nell'azione. Ad esempio la Tenebra è una figura realisticamente orrenda, allegoria dei mali della guerra che incombono sulla città. 
Le personificazioni e le rappresentazioni hanno i caratteri dell'orrido e del macabro (si pensi alle figure delle Erinni e alle innumerevoli figure di serpenti).
Ci sono molti suoni, rumori (digrignare dei denti), colori e sono anche nominati molti materiali utilizzati che conferiscono un effetto decorativo alla descrizione dello scudo. 

Vi riporto alcune parti:

Tutto attorno luceva il gesso, il bianco avorio, l'elettro, e risplendeva il brillare dell'oro: strisce azzurre lo dividevano. In mezzo, Fobo, d'acciaio, nefando, che volgeva indietro lo sguardo con occhi che mandavano fuoco. 

a coloro che avessero osato andare in guerra aperta col figlio di Zeus: a questi infatti l'anima va sotto terra, nell'Ade, mentre putrefatta la pelle sotto l'ardente Sirio, le ossa imputridiscono sulla nera terra.
Là v'erano raffigurati l'Inseguimento e il Contrattacco; lo Strepito, l'Uccisione e la Strage balenavano; Eris e la Mischia scorrevano d'intorno, in mezzo la perniciosa Chere [...] ella aveva sulle spalle un mantello grondante sangue umano: terribile era il suo sguardo, strepitante il suo digrignar di denti. 

V'erano pure in oro i rapidi corsieri di Ares terribile e lo stesso funesto Ares che porta le spoglie dei vinti, con una lancia in pugno, incoraggiante i guerrieri del suo cocchio, e sporco di sangue 

V'era un porto sicuro nell'indomabile mare, curvo e fatto di pretto stagno e pareva che il mar ondeggiasse. 
In mezzo, numerosi delfini balzavano in cerca di pesce, come se veramente nuotassero

V'era il figlio di Danae dai bei capelli, Perseo, il cavaliere: mirabile da vedersi, non toccava lo scudo coi piedi e nemmeno ne era staccato, poiché in nessun punto poggiava. [...] mirabile da vedere

Cloto e Lachesi sovrastavano loro; Atropo, più piccola, non sembrava una grande dea, tuttavia era più insigne e più veneranda delle altre. 
Tutte intorno a un corpo, facevano un'aspra mischia: furiose, gettavano l'una all'altra sguardi minacciosi, e fra di loro contendevano con le mani e con le unghie audaci. 

Vicino c'era una città ben difesa [...]
cori gioiosi [...] danze [...] banchetti, di cori, di feste [...]
Gli aratori, con la tunica succinta, insolcavano la terra sacra [...]
Altri portavano nei cesti il raccolto dei vendemmiatori: grappoli bianchi e neri [...]
Vicino a loro v'era una vigna d'oro, opera preclara di Efesto molto sapiente [...]
Presso loro, alcuni cavalieri gareggiavano a grande fatica, e si contendevano il premio [...] il premio per loro nella lizza era un grande tripode d'oro, preclara opera di Efesto molto sapiente.

Intorno all'orlo scorreva avvolgendo tutto il ben lavorato scudo l'Oceano e sembrava proprio un fiume rigonfio; su di esso alcuni cigni dall'alto volo mandavano forti canti nuotando in gran numero sul pelo dell'acqua; loro vicino guizzavano i pesci. Opera mirabile anche per Zeus dal tuono profondo, per volere del quale Efesto aveva fatto di propria mano il grande e forte scudo.

Apprezzo molto il contrasto tra la violenza delle guerre, assieme alla brutalità della guerra e delle divinità minori del sistema delle divinità greche, e l'amenità della vita della città. Sembra quasi che entrambe possano coesistere ... o almeno soprattutto la seconda possa ancora sopravvivere. Infine, mi piace molto l'idea della chiusura plastica dello scudo con i confini dell'Oceano

Ultime osservazioni. 
L'autore ritrae non tanto uno scudo reale, bensì uno scudo votivo che, riccamente decorato, veniva spesso consacrato in un tempio. 
Nel descrivere minuziosamente lo scudo, l'autore si pone in relazione sia con Esiodo sia con Omero. Ma si tratta di una relazione imitativa limitata nella descrizione delle divinità. 

ESIODO
(Le opere e i giorni -) Lo scudo di Eracle
BUR
2006
(8,20 euro)


venerdì 8 marzo 2013

Commiato di Ungaretti: in incipit al contrario!

Vorrei proporre per questa settimana non un incipit, bensì un componimento che chiude una sezione. In particolare vorrei proporre la poesia Commiato di Giuseppe Ungaretti posta a chiusura della sezione Il porto sepolto

Si tratta di una poesia dedicata al primo stampatore di Porto Sepolto (Ettore Serra) e include una particolare dichiarazione di poetica.


Gentile
Ettore Serra
poesia
è il mondo l'umanità
la propria vita
fioriti dalla parola
la limpida meraviglia
di un delirante fermento

Quando trovo
in questo mio silenzio
una parola
scavata è nella mia vita
come un abisso
(Locvizza il 2 ottobre 1916)

La poesia è il mondo, l'umanità, la vita di ciascuno è abbellita dalla parola. E' la meraviglia rasserenata derivata da una vitalità disordinata. Quando nel silenzio il poeta trova una parola, questa è come scavata nella sua vita come un abisso. 

Penso che Ungaretti piaccia a quasi tutti coloro che l'hanno letto. E' quasi impossibile non trovare un aggancio personale, nonostante le differenti esperienze vissute, alle sue poesie. 

La dichiarazione di poetica include due componenti:
  • una prima componente umanistica universalizzante nella prima strofa;
  • una seconda componente lirico-soggettiva e individualizzante nella seconda strofa.
Questa doppia combinazione implica il fatto che la poesia è sia un momento di verità generale ("mondo" e "umanità"), sia di rivelazione personale ("mio silenzio", "mia vita"). La propria vita della prima strofa diventa, infatti, la mia vita nella seconda.
Inoltre, la poesia fornisce sia elementi legati alla chiarezza e allo stupore indotti dalla poesia, sia elementi carichi di una vitalità confusa e misteriosa dalla quale la poesia deve originarsi. Perché è con la poesia che la parola diventa carica di senso anche nel silenzio. La singola parola, quella che forma da sola un verso, quella che è separata dallo spazio bianco ... come se emergesse da un abisso. 


mercoledì 6 marzo 2013

Voi fareste leggere Harry Potter ai vostri nipoti?

Me lo sono chiesta spesso: compro o non compro tutti i libri di Harry Potter ai miei nipoti?

La questione è interessante vorrei provare a trovare una risposta!

Dal mio punto di vista, come lettrice, mi piace molto avere sullo scaffale la serie ordinata di libri collegati tra loro per argomento. Per esempio, ho le tre cantiche della Divina Commedia, i cinque volumi di Excalibur e sto per completare la serie di Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco. Questo vale per me, non so se possa valere per altri: so che i miei nipoti sfruttano molto spesso il prestito bibliotecario e, pertanto, potrebbe non valere la questione del piacere del possedere la serialità.

Sicuramente, potrebbe piacere, invece, la serialità. Le avventure seriali sono molto interessanti e affascinanti, una volta iniziate. La trama di Harry Potter è molto avvincente e si sviluppa nel corso dei volumi editi. 

Inoltre, il mondo immaginario creato è estremamente affascinante per un bambino (e non solo). Il contesto della magia e, assieme a questo, l'ambientazione a volte fantastica (il castello di Hogwarts) e a volte verosimilmente londinese. Non si dimentichino poi i temi dell'amore genitoriale, l'amicizia e anche i primi sentimenti d'affetto ... tutto questo creano un bel mix. Insomma, è avventuroso senza però essere troppo fantascientifico o violento. Per certi versi, Harry Potter mi sembra un Oliver Twist per la sua situazione iniziale. 

Inoltre anche il bambino possiede una sua chiave interpretativa. Può fermarsi a livello superficiale, ovvero a livello di intrattenimento, oppure calare verso quello più profondo e valutare questioni legate all'identità, alla socializzazione e alla crescita. 

Infine, e qui sono ripetitiva, la possibilità di comprovare quanto letto con la visione dei film. Per me rimane un elemento decisamente a favore!

Dunque? Aspetti negativi? 
Forse uno. Secondo me, potrebbe andar bene per adolescenti. Non a bambini, soprattutto se questi devono approcciarsi agli ultimi libri (dal Prigioniero di Azkaban in poi) in cui le questioni diventano più complesse

lunedì 4 marzo 2013

Noi siamo come leggiamo (?) - parte II

Prima di concludere la disamina dell'articolo del post precendete Noi siamo come leggiamo (?) - parte I, vi lascio come link questo video:
 
 
Voi cosa ne pensate?

domenica 3 marzo 2013

2 marzo, classifica settimana 17 - 23 febbraio: l'anno editoriale va avanti!

Sia in Italia, sia nel Mondo, le classifiche presentano delle novità ... l'anno prosegue! Anche editorialmente.

IN ITALIA
Tutto Libri (a cura di Luciano Genta) - dati Nielsen BookScan - presentano la seguente graduatoria:
  1. Sua santità, Nuzzi, Chiarelettere; 
  2. Fai bei sogni, Gramellini, Longanesi;
  3. Vendetta di sangue, Smith, Longanesi;
  4. Il veleno dell'oleandro, Agnello Hornby, Feltrinelli;
  5. Gli onori di casa, Giménez Bartlett, Sellerio;
  6. Entra nella mia vita, Sanchez, Garzanti;
  7. Ogni angelo è tremendo, Tamaro, Bompiani;
  8. Cocaina, AA.VV., Einaudi;
  9. Educazione siberiana, Lilin, Einaudi;
  10. Noi siamo infinito, Chbosky, Sperling & Kupfer.
Rispetto alla settimana passata, ci sono tre interessanti nuove entrate. La prima è il Veleno dell'oleandro di Agnello Hornby (misteriosa saga familiare), la seconda è Educazione siberiana di Lilin (tenebroso racconto di educazione adolescenziale) e la terza, infine, Noi siamo infinito di Chbosky (romantica storia adolescenziale).
Ammetto che tra i tre, quello che mi stuzzica di più è Educazione Siberiana ... ma forse solo perché so che possiede già un'adattamento cinematografico di cui il regista, Salvatores, sta proprio in questo periodo promuovendone l'uscita. Ma non è anche Noi siamo infinito un film adattato?!?

NEWS DAL MONDO
A livello americano (Publishersweekly), cambia drasticamente la situazione con:
  1. Alex Cross, Run di James Patterson (Little, Brown and Company, $ 20.99);
  2. Green Eggs and Ham di Dr Seuss;
  3. One fish Two Fish Red Fish Blue Fish di Dr Seuss - Ring.
Questi ultimi due sono libri per bambini e dal formato mi sembrano molto carini! Sarebbe un'idea per la mia sezione di Quello che leggono i miei nipoti!
Per l'Inghilterra (Bookseller), muta solamente la seconda posizione:
  1. The fast diet. The secret of Intermittent Fasting. Lose Weight, Stay Healthy, Live Longer di Michael Mosley e Mimi Spencer (Short Books Ltd);
  2. Recipe for Love di Katie Fford ($ 7.99). Se volete leggerne un estratto, ecco a voi (qui);
  3. Gone Girl: A Novel di Gillian Flynn (Crown, $25.00).
In Francia, con Livreshbdo, permane l'effetto sfumato, ma cambia la seconda posizione:
  1. Un sentiment plus fort que la peur di Marc Levy;
  2. Si c'ètait à refaire di Marc Levy;
  3. Fifty shades, vol. 3 : Cinquante nuances plus claires di E.L. James;
Secondo romanzo in classifica di Marc Levy, novellista francese con un curriculum assai tendente alla melassa...ma è probabile che mi sbagli! Voi cosa ne pensate?
Infine, l'Internazionale propone
  • Alba Arikha, Te lo dirò un’altra volta;
  • Amélie Nothomb, Barbablù;
  • Dana Spiotta, Versioni di me;
  • Jean-Luc Seigle, Invecchiando gli uomini piangono;
  • Kate Summerscale, La rovina di Mrs. Robinson;
  • Rebecca Stead, Segreti e bugie;
  • Stefano Bollani, Parliamo di musica;
  • Vittorio Giardino, No pasarán (fumetti).
Massimo punteggio al testo di Jean-Luc Seigle con Invecchiando gli uomini piangono.  Vi rimando alla recensione (qui) ... dalla quale l'interesse verso questo libro cresce ancora di più. Le relazioni familiari tra padre e figlio sono la grande questione del nostro secolo.

sabato 2 marzo 2013

Una scrittura malleabile con riflessioni non speculari: Cecità di Saramago

Ricordo di essere venuta a conoscenza di questo libro nel 2008, quando lavoravo a New York. Stavano arrivando i rispettivi ragazzi delle mie ex colleghe e coinquiline e, se non erro, uno di questi aveva portato due libri a un'altra mia ex-collega americana, appassionata di letteratura italiana.
 
Uno di questi era proprio Cecità di José Saramago.
 
Un libro agghiacciante sia per la particolarità stilistica sia per la tematica affrontata. Inutile dire che è stato uno dei libri che in assoluto ho concluso con la maggiore velocità.
 
E' possibile definire il suo stile narrativo con il termine magmatico fondato sul monologo interiore di derivazione joyceiana, ma anche sul gusto dell'oralità. Ve ne propongo un esempio:
 
... dunque, Tu ami mio marito, Sì, quanto me stessa, ma se diventassi cieca, se dopo esserla diventata non fossi più quella di prima, chi sarei per poter continuare ad amarlo, e di che amore, Anche prima, quando vedevamo, c'erano i ciechi, In confronto, pochi, i normali sentimenti erano quelli di chi vedeva, quindi i ciechi si regolavano sulla vista degli altri, non da ciechi quali erano, adesso, invece, stanno venendo fuori gli autentici sentimenti dei ciechi, e siamo appena all'inizio, stiamo ancora vivendo del ricordo di ciò che sentivamo, non hai bisogno degli occhi per sapere com'è la vita oggi, se un giorno mi avessero detto che avrei ammazzato l'avrei presa per un'offesa, eppure ho ammazzato, Allora, cosa vuoi che faccia, Vieni con me, vieni a casa nostra, E loro, Ciò che vale per te vale per loro, ma è soprattutto a te che vogliono bene, Perchè, Me lo domando anch'io il perché ...
(pp. 241 - 242)
 
Cecità racconta le vicende di un gruppo di persone (ma si potrebbe parlare anche di intera condizione della società e dell'umanità) affette da una strana forma di cecità tale per cui vedono tutto bianco. Tutti hanno questo deficit, tranne la moglie del medico: unica a vedere e a far sopravvivere il gruppo. E' l'unica non contagiata, nonostante l'epidemia sembri diffondersi in tutta la città. Per evitare il contagio, i "ciechi" vengono rinchiusi in uno stabile, ma la situazione diventa completamente anarchica e disumana.
 
... ma quando la tortura incalza, quando il corpo ci fa impazzire di dolore e angoscia, allora sì, si vede che povero animale siamo ...
(p. 243)
 
Tutto quello che prima poteva essere considerato come operazione semplice e di routine, ora diventa di una complessità elevatissima, diventa l'obiettivo della giornata. Gli uomini pian piano perdono parte della loro umanità e, quando il gruppo di persone riuscirà a scappare dall'edificio, potrà tornare a una certa normalità grazie alla guida della moglie del medico. Poi, improvvisamente e inspiegabilmente, tutti i ciechi guariscono, senza alcuna ragione, proprio come all'inizio della vicenda era sopraggiunta l'epidemia.  

Nel 1998 Saramago ricevette il premio Nobel per la letteratura perchè con "parabole, sostenute dall'immaginazione, dalla compassione e dall'ironia ci permette continuamente di conoscere realtà difficili da interpretare". Quando ritirò il premio disse: "l'uomo più saggio ch'io abbia mai conosciuto non era in grado nè di leggere nè di scrivere".
 
Mi sembra che con lui si possa parlare dell'irrealtà del reale della sua problematicità.
 
Con l'andar del tempo, più le attivitò di convivenza e gli scambi genetici abbiamo finito col ficcare la coscienza nel colore del sangue, e nel sale delle lacrime, e, come se non bastasse, degli occhi abbiamo fatto una sorta di specchi rivolti sull'interno, con il risultsto che, spesso, ci mostrano senza riserva ciò che stavamo cercando di negare con la bocca.
(p. 19)
 
JOSE' SARAMAGO
Cecità
Einaudi
2008
(11,50 euro) 

 
 

venerdì 1 marzo 2013

La Gerusalemme Liberata: una rete di delusioni e sensi celati

Ho ripreso sotto mano il testo più famoso di Torquato Tasso (1544 - 1595), La Gerusalemme Liberata

Mi sono letta in parte la sua vita, travagliata e irrequieta soprattutto negli ultimi vent'anni passati nell'Ospedale di San Anna ('79 - 86).
Mi sono letta anche la vicenda editoriale del romanzo con i ripensamenti dell'autore, il suo ricovero, le opinioni espresse dagli otto censori e poi nuovamente la revisione e l'insoddisfazione di Tasso. A tal proposito riporto che l'edizione che utilizziamo è la seconda, quella curata dal Bonnà nel 1581, nella convinzione che che essa, benché non risponda all'ultima volontà dell'autore, ne documenti in modo attendibile e coerente un momento particolare in cui la correzione del poema, steso tra il '65 e il '75, era ormai da considerarsi compiuta. Inoltre, si parla di destino piratesco dell'opera dal momento che al momento della reclusione, circolavano numerose copie manoscritte, diverse tra loro perché espressione di successivi momenti elaborativi a cui il poeta non poteva porre un controllo serrato. 
Mi sono letta, infine, anche la vicenda del titolo che, in ultima scelta dell'autore, avrebbe dovuto essere La Gerusalemme Conquistata. Tuttavia questo desiderio, così come le affannose proteste, non hanno alterarono il destino della diffusione dell'opera, la quale mantenne il titolo non d'autore e restò di gran lunga preferita nella sua forma non autorizzata dall'autore. 

Propongo la lettura dell'esordio del poema:

Canto l'arme pietose e 'l capitano
che 'l gran sepolcro liberò di Cristo.
Molto egli oprò co 'l senno e con la mano,
molto soffrì nel glorioso acquisto;
e in van l'Inferno vi s'oppose, e in vano
s'armò d'Asia e di Libia il popol misto.
Il ciel gli diè favore, e sotto ai santi
segni ridusse i suoi compagni erranti

Il momento storico è il seguente: le truppe cristiane sono da sei anni in Oriente, quando Dio interviene nello svolgimento dell'azione, facendo sì che il giusto Goffredo di Buglione, unico principe cristiano a non essere lacerato da passioni mane, venga eletto comandante supremo della spedizione. Sotto la guida di Goffredo, dopo una rassegna delle trippe cristiane, l'esercito si mette in marcia verso Gerusalemme.  

La Gerusalemme Liberata si apre, dunque, con questo panorama storico e con la tradizionale forma epica della protasi (prima ottava), l'annuncio della materia del poema e l'invocazione alle Musa (seconda e terza ottava - qui non presente) e la dedica (quarta e quinta ottava - qui non presente) al Duca Alfonso II d'Este. 

Quello riportato sopra è l'incipit tradizionale e simile a quello di Virgilio (Arma virumque cano ...). 
Tasso racconta in poesia delle armi devote (viene utilizzato l'aggettivo pietose in relazione alla pietas di Enea) e del capitano che liberò dai musulmani il venerabile sepolcro di Cristo. Egli fece molte cose e con la forza sopportò molte cose nella conquista gloriosa: si noti l'uso del vero "soffrire" che Tasso sfrutta per indicare le arti diaboliche e le armi pagane dei musulmani. E inutilmente l'Inferno si oppose a essa e inutilmente si armarono le popolazioni diverse dell'Asia e dell'Africa. Il cielo gli concesse i suoi favori e radunò i suoi compagni dispersi sotto i santi vessilli.

Si noti come a livello testuale la contrapposizione "Inferno" - "Ciel" rappresenti la forte opposizione tra valori pagani e cristiani. La formazione religiosa (e propriamente controriformistica) dell'autore influisce in tutto: 
  • a livello di tema, ovvero nella missione di ricompattare l'unità dei cattolici contro la Riforma luterana e contro la minaccia degli infedeli;
  • a livello stilistico nel rapporto con la tradizione della letteratura classica. C'è un forte richiamo alla pietas e al senso di dovere dell'eroe virgiliano, ma nello stesso tempo tutto è calato in termini cristiani. Si parla di Inferno e di Cielo, si parlerà dell'Arcangelo Gabriele, simile nelle sue funzioni a Mercurio.

Ci riuscirà Tasso a portare avanti i valori della cristianità perduta? Non saprei dirvi. 
Posso dirvi, però, cosa mi rimane della Gerusalemme Liberata. Mi rimane da un lato il senso di non-effettiva-appartenenza dell'opera al sua autore: è una possessione volatile. E, inoltre, mi rimane in mente la scena del duello Clorinda-Tancredi con la rete di amori non corrisposti e con il suo senso erotico celato. Leggete qui di seguito.

D'or in or più si mesce e più ristretta
si fa la pugna, e spada oprar non giova: 
dansi co' pomi, e infelloniti e crudi
cozzan con gli elmi insieme e con gli scudi.

Tre volte il cavalier la donna stringe
con le robuste braccia, e altrettante
poi da quei nodi tenaci ella si scinge,
nodi di fier nemico e non d'amante.
Tornano al ferro, e l'un e l'altro il tinge
di molto sangue: e stanco e anelante
e questi e quegli al fin pur si ritira,
e dopo lungo faticar respira.