martedì 19 marzo 2013

Riusciamo ancora a leggere certi tomi!?!

Ho spulciato tra gli articolo archiviati nella cartella "da leggere" e tra questi ne ho trovato uno molto interessante scritto sull'Internazionale da Nick Hornby, Abbasso i libri lunghi (qui il link all'articolo in questione). 

Hornby ammette che certi tomi di ottocento pagine mettono soggezione e che lo hanno sempre un po' insospettito:
i libri lunghi e lenti possono avere un effetto demoralizzante sulla vostra vita culturale se avete bambini piccoli e poco tempo per leggere. Ogni sera, prima di dormire, fate solo rapide incursioni in quelle distese sconfinate di pagine, e in poco tempo finite per convincervi che forse è meglio abbandonare del tutto la lettura finché i vostri figli non saranno entrati in riformatorio.

Un esempio tra tutti è il testo di Dickens Il nostro amico comune e, nel corso della lettura, l'autore si sente un poco in crisi:

A due terzi del libro ero così in crisi che sono andato a leggermi un paio di recensioni dell’epoca. Henry James lo considerava “il più povero dei romanzi di Dickens, di una povertà che non è difficoltà passeggera, ma sfinimento costante”. Un fedele amico di Dickens, John Forster, ammetteva che “non sarà mai annoverato tra i suoi lavori più riusciti”. In poche parole, tutti sapevano che era un fiasco tranne me.

Vi è mai successo di bloccarvi nella lettura? A me sì ... e in particolar modo con Mark Twain e il suo Le avventure di Huckleberry Finn. Non è propriamente un tomo, ma dal momento che fu un regalo improvvisato da parte di mio padre ci tenevo a finirlo. Invece ... ahimè ho dovuto riprenderlo ben 7 anni dopo!!! Ora ho una sfida da affrontare, la lettura di Marcel Proust con Alla ricerca del tempo perduto. Ce la farò? Sono ben due tomi, anche abbastanza pesanti!!!

E' forse meglio che mi compri l'ebook?

Nessun commento:

Posta un commento