Dato che oggi, 21 marzo 2013, è ufficialmente la giornata dedicata alla poesia (Unesco), mi sono chiesta e ho chiesto se i miei nipoti leggono alcune poesie.
La risposta è stato un timido "sì"...ma perché ne leggono poche? Perché, invece, bisognerebbe leggere più poesie?
Perché leggere poesie
Per rispondere a questa domanda mi sono affidata al sito dell'Unesco che ufficialmente istituisce per la giornata del 21 marzo di ogni anno una celebrazione della poesia:
La data, che segna anche il primo giorno di primavera, riconosce all'espressione poetica un ruolo privilegiato nella promozione del dialogo e della comprensione interculturali, della diversità linguistica e culturale, della comunicazione e della pace.
Inoltre:
Tra le diverse forme di espressione, infatti, ogni società umana guarda all'antichissimo statuto dell’arte poetica come ad un luogo fondante della memoria, base di tutte le altre forme della creatività letteraria ed artistica.
Le motivazioni, dunque, sono profonde e condivisibili.
Quando io leggevo poesie
L'immagine che ho io delle prime poesie lette è quella di un quaderno "pignacento" rosa in cui la maestra ci faceva scrivere, in bella calligrafia, le poesie di Leopardi, Carducci, Pascoli, D'Annunzio, Montale e Ungaretti ... principalmente. Mi ricordo molto bene le poesie di D'Annunzio (La pioggia nel pineto, ma anche Pastori).
La maestra ce le faceva studiare a memoria e poi ci interrogava ... forse non era il metodo migliore, ma probabilmente i significati profondi di alcune poesie erano e rimangono veramente difficili da cogliere. Rimango però convinta del fatto che lo studio mnemonico o almeno il solo studio mnemonico non fosse un buon metodo: certo, grazie a questo io ancora oggi ricordo molto bene alcune poesie, ma penso che anche i bambini possano giungere a certi livelli di significato. Bisogna solo guidarli.
Quando i miei nipoti leggono poesie
Prima di tutto, sono rimasta stupita del fatto che non leggano molte poesie.
La mia nipote si ricorda una filastrocca sul tempo. Più precisamente quella di Marcello Argilli Il mistero del tempo
Il tempo passa e va:
tic-tà, tic-tà, tic-tà...
Un secondo, un minuto, un'ora,
la sua corsa continua ancora.
Sull'orologio leggi l'orario,
i giorni conti sul calendario.
Una settimana, un mese, un anno,
il tempo corre senza mai l'affanno.
Anche mio nipote ha confessato di aver letto e studiato poche poesie. L'ultima fatta è stata la classica Il sabato del villaggio di Giacomo Leopardi:
La donzelletta vien dalla campagna
in sul calar del sole,
col suo fascio dell'erba; e reca in mano
un mazzolin di rose e viole,
onde, siccome suole, ornare ella si appresta
dimani, al dí di festa, il petto e il crine.
Siede con le vicine
su la scala a filar la vecchierella,
incontro là dove si perde il giorno;
e novellando vien del suo buon tempo,
quando ai dí della festa ella si ornava,
ed ancor sana e snella
solea danzar la sera intra di quei
ch'ebbe compagni nell'età piú bella.
Voglio proporre un mio parere ... non sdolcinato, bensì molto riflessivo. Ci vorrebbe più poesia nella mia vita, nella vita dei miei nipoti e in quella di tutti quanti.
Nessun commento:
Posta un commento