Quante volte avete letto un certo testo solo perché questo era classificato come "quello più noto", "quello più pubblicizzato" oppure "uno dei capolavori" di un certo autore?
Ecco, a me è capitato con Riccardo III. Insomma, di Shakespeare ho letto le maggiori tragedie e commedie, ma ho sempre lasciato in secondo piano il Riccardo III perché pensavo che ormai avevo letto le cose più importanti dell'autore inglese ... e, invece, no!!! Mi sbagliavo enormemente.
Now is the winter of our discontent
Made glorious summer by this sun of York;
And all the clouds that lour'd upon our house
In the deep bosom of the ocean buried.
(Ormai l'inverno del nostro rovello/ s'è tramutato in fulgida estate sotto questo sole di York;/ e tutte le nuvole che gravavano minacciose sulla nostra casa/ sono state sepolte nel profondo grembo dell'oceano.)
E' un ottimo attacco. Pare anche profetico nell'uso della congiunzione temporale (now), poi ripetuta successivamente, e nella contrapposizione tra inverno ed estate.
Nel testo inglese, a differenza di quello tradotto, si percepisce l'omofonia tra sun e son che porta con se un significato specifico. Edoardo IV, il nuovo re, era figlio di Richard, duca di York, uno dei rami della dinastia dei Plantageneti. Nella concezione elisabettiana dell'universo e della società, il sovrano corrispondeva al sole nel sistema planetario.
Se ci fermiamo, a questo punto, l'impressione suggerita da questi versi è positiva e solare ... come se fosse ormai arrivata la quiete dopo la tempesta.
Now are our brows bound with victorious wreaths;
Our bruised arms hung up for monuments;
Our stern alarums changed to merry meetings,
Our dreadful marches to delightful measures.
(Ora le nostre tempie s'inghirlandano delle fronde della vittoria/ le nostre armi ammaccate si appendono come trofei,/ alle veglie agiate subentrano ameni festini,/ alle marce massacranti, voluttuose cadenze di danza.)
Non c'è solo quiete nell'anima, ma tutto si è acquietato, incluse le battaglie e le guerre. E' tempo di merry meetings e di delightful measures.
Grim-visaged war hath smooth'd his wrinkled front;
And now, instead of mounting barded steeds
To fright the souls of fearful adversaries,
He capers nimbly in a lady's chamber
To the lascivious pleasing of a lute.
(La guerra dalle truci fattezze ha spianato la fronte rugosa/ ed ora, invece d'inforcare il destriero corazzato/ e d'atterrire il cuore di nemici sgomenti, volteggia agile nelle camere delle dame/ al ritmo lascivo d'un liuto.)
But I, that am not shaped for sportive tricks,
Nor made to court an amorous looking-glass;
I, that am rudely stamp'd, and want love's majesty
To strut before a wanton ambling nymph;
I, that am curtail'd of this fair proportion,
Cheated of feature by dissembling nature,
Deformed, unfinish'd, sent before my time
Into this breathing world, scarce half made up,
And that so lamely and unfashionable
That dogs bark at me as I halt by them;
Why, I, in this weak piping time of peace,
Have no delight to pass away the time,
Unless to spy my shadow in the sun
And descant on mine own deformity:
And therefore, since I cannot prove a lover,
To entertain these fair well-spoken days,
I am determined to prove a villain
And hate the idle pleasures of these days.
(Ma io, che non sono formato per i sollazzi d'amore, né tagliato per contemplarmi compiaciuto in uno specchio; io, che sono rozzamente foggiato e manco di fascino seducente,/ per pavoneggiarmi dinanzi a una sculettante ninfa; io che una perfida natura ha defraudato d'ogni armonia di tratti/ e d'ogni lineamento aggraziato, mandandomi anzitempo deforme e incompleto/ in questo mondo di vivi, solo per metà mezzo abbozzato/ e talmente claudicante e goffo/ che i cani mi abbaiano quando gli passo arraccando; ebbene, io in questa zufolante stagione di pace/ non conosco altro piacere, per ingannare il tempo,/ che sbirciare la mia ombra al sole/ e intonar variazioni sulla mia deformità:/ visto perciò che non posso fare il galante,/ ho deciso di fare il furfante/ e di odiare gli oziosi piaceri del giorno d'oggi)
E' la mia parte preferita. Riccardo III si presenta come un antieroe: lui (si noti la presa in carico della propria posizione con la ripetizione di "I") non è il solito principe elegante e cortese che si compiace in uno specchio, bensì è "I, that am rudely stamp'd, and want love's majesty". E' un uomo rozzamente foggiato, consapevole di questa sua caratteristica. Non può amare e l'unico modo per passare il tempo parrebbe essere quello di to spy my shadow in the sun.
Ma ecco che proprio da questa consapevolezza nasce l'idea di poter e voler fare altro: to prove a villain.
Plots have I laid, inductions dangerous,
By drunken prophecies, libels and dreams,
To set my brother Clarence and the king
In deadly hate the one against the other:
And if King Edward be as true and just
As I am subtle, false and treacherous,
This day should Clarence closely be mew'd up,
About a prophecy, which says that 'G'
Of Edward's heirs the murderer shall be.
Dive, thoughts, down to my soul: here
Clarence comes.
(Ho tramato complotti d’ogni genere/ ho iniettato negli animi il veleno/ con profezie, calunnie, fantasie,/ per seminar mortale inimicizia/ tra mio fratello Clarenza ed il re;/ e se re Edoardo è uomo giusto e retto/ com’io son furbo, falso e traditore,/ proprio oggi Clarenza/ dovrebb’essere preso e imprigionato/ in virtù d’una certa profezia/ secondo cui gli eredi di Edoardo/ saranno assassinati da una “G”/ Tuttavia, pensieri, in fondo al mio cuore:/ ecco che viene Clarence)
L'iniziale G indica "George" il nome del Duca di Clarenza, fratello di Riccardo.
Da questo punto in poi c'è qualcosa che stona rispetto all'attacco solare e pacifico: Riccardo III non è più tanto il nostro anti eroe, bensì un complottore e un omicida. Questo cambiamento, giustificato dal fatto che Shakespeare deve poetare la storia del malvagio Riccardo III, però continuerà a portare con se un aspetto della personalità del protagonista fino alla fine dei suoi giorni:
la sua solitudine.
WILLIAM SHAKESPEARE
Riccardo III in Opere Scelte
Mondadori
2001
(acquistato a 1 euro)