E alla fine, in caduta, lieve: questo giorno è passato.
(p. 289)
La storia è di per se semplice. E’ una giornata non
lavorativa … di quelle giornate in cui ti sei fissato due o tre appuntamenti
che te la riempiono ben benino al punto che sei soddisfatto anche di essere
occupato di Sabato.
Ma non tutti i “sabati” sono gli stessi, spesso possono
essere imprevedibili.
Sabato è un romanzo del 2005 di Ian McEwan.
Mi correggo, Sabato è un bellissimo romanzo del 2005 di
un bravissimo Ian McEwan.
Partita di squash, prove del figlio Theo, comprare pesce per
la cena, festeggiamenti per il ritorno di Daisy e, eventualmente, sesso con
mia moglie. Questa, idealmente, è la lista delle attività del sabato del
protagonista. Non sarà, però, proprio così.
Il 15 febbraio 2003 (che casualità -?-), Henry Perowne, 48enne affermato
neurochirurgo, mentre si dirige verso la palestra per una partita di squash, s’imbatte
prima in una manifestazione contro la guerra in Iraq e per evitarla prende una
strettoia. Si cambia una strada e le combinazioni statistiche delle azioni che
noi facciamo e subiamo si ricombinano. Succede che Perowne spezza lo specchietto retrovisore
di una vettura, da cui scendono tre tipi poco raccomandabili che lo insultano e
gli chiedono dei soldi. Inizialmente Perowne pensa di sbrigarsela in fretta e
di andarsene al più presto e invece no … diventano aggressivi, soprattutto Baxter, uno di loro.
L’intreccio si infittisce perché da una situazione esterna
globale (la manifestazione contro l’Iraq), si arriva a una che è più intima e
interessa direttamente il protagonista. Non solo comincia a temere i
malviventi, ma coglie in questa situazione ormai pericolosa un elemento di
possibile salvezza. Vede in Baxter i sintomi di una sindrome neurodegenerativa
che lui conosce molto bene. Glielo dice, ma nulla da fare. Inizia la "scazzottonata".
Anche se riceve un pugno nello stomaco, Perowne riesce a
fuggire e a dirigersi verso la palestra dove continua a pensare all’incidente. C’è
qualcosa che non torna, in questo sabato. Pranza, compra del pesce per la cena e va alle prove
del figlio. Torna a casa e ancora qualcosa non torna. Come può essere così
fragile la vita? Poteva non finire bene per Perowne? Nulla è sotto controllo?
Man mano che si svuotavano mensole e cassetti e si
riempivano scatoloni e sacchi, Henry si accorse che in realtà nessuno possiede
niente. Si riduce tutto a un noleggio, o a un prestito. Le nostre cose ci
sopravviveranno, saremo noi a lasciarle, alla fine.
(p. 284)
Arriva la figlia Daisy, appena tornata da Parigi, e per
ultima arriva Rosalind, la moglie. Bene. Ci sono quasi tutti … c'è anche Theo e il nonno .. ma ... la giornata non è ancora finita. All'improvviso arriva Baxter con un complice armato di
coltelli che intimidisce tutti e ordina a Daisy di spogliarsi … e, dopo, le ordina di
leggere una sua poesia. Daisy leggerà un passo di Dover Beach. Non è una
sua poesia, ma un passo del poeta inglese Matthew Arnold, che colpisce
emotivamente Baxter, disarmandolo. Cosa è successo a Baxter? Perché viene così
colpito da questa poesia?
Secondo Perowne la vera ragione dell’aggressività risiede
nella sua malattia e se Baxter non fosse troppo ignorante potrebbe curarsi e diventare una
brava persona. Il complice di Baxter scappa, Baxter viene immobilizzato da
Perowne, aiutato dal figlio. Baxter cade dalle scale, perde i sensi, è
ricoverato all'ospedale dove Perowne lo opera.
Tutto avviene narrativamente molto velocemente. Poche pagine.
Operazione riuscita con
successo. Perowne conclude il suo sabato. Felice. Una doccia calda, il sesso
con sua moglie.
Sono tutti salvi.
E’ salvo.
E’ sereno.
Questo è il misero destino segnato, registrare lo
slittamento infinitesimale, il semplice errore di ripetizione a livello di codice
del suo essere, del suo genotipo, moderna variante dell’anima, e ritrovarsi
costretto al destino …
(p. 289)
Anche perché bisogna ricordarsi che ...
You can be happy if you dare
(p. 180)
IAN MCEWAN
Sabato
Einaudi
2009
(11,50 euro)
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