venerdì 1 febbraio 2013

Un incipit umano: l'amore terreno di Petrarca

E' tutta la settimana che mi passano sotto mano le liriche di Petrarca. Perché non riprendere il primo sonetto del Canzoniere (da ricordarsi che il Canzoniere è formato da 366 componimenti, uno al giorno assieme al primo)?

Qui di seguito il sonetto:

Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono
di quei sospiri ond’io nudriva ‘l core
in sul mio primo giovenile errore
quand’era in parte altr’uom da quel ch’i’ sono,

del vario stile in ch’io piango e ragiono
fra le vane speranze e ‘l van dolore,
ove sia chi per prova intenda amore,
spero trovar pietà, nonché perdono.

Ma ben veggio or sì come al popol tutto
favola fui gran tempo, onde sovente
di me medesmo meco mi vergogno;

e del mio vaneggiar vergogna è ‘l frutto,
e ‘l pentersi, e ‘l conoscer chiaramente
che quanto piace al mondo è breve sogno.

Seria, senza essere grave nel tono. Matura, se mi è concesso, nel senso profondo.
Questo è il tono che l'autore tiene mentre stra fornendo le sue conclusioni, sagge e colte, sulla sua esperienza amorosa. E' uno sguardo al passato nel presente, al giovenile errore, quando il poeta era un altro uomo.
Durante la vita quanti uomini siamo? Quante donne siamo? Quanti cambiamenti subiamo? Probabilmente, è il cambiamento la nostra unica certezza.
Adoro l'attacco, Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono

Il poeta spera di trovare qualcuno, tra chi ha ascoltato le sue rime sparse, scritte in diversi stili e probabilmente, cui chiedere perdono. Perdono e compassione a chi ha letto i suoi testi, insomma a chi ha avuto esperienza di amore. 

Si accorge di essere stato a lungo oggetto di dicerie e questo gli fa crescere un sentimento di vergogna verso se stesso. 

Più precisamente la vergogna è il risultato del suo vaneggiare. Una cosa ha compreso: tutto ciò che riguarda la vita terrena è di breve durata. Questo l'ha compreso chiaramente, col pentimento
Come ho adorato l'attacco, adoro anche il finale, che quanto piace al mondo è breve sogno

Siamo all'inizio del Canzoniere e Petrarca non chiede complicità, ma compassione. Chiede, cristianamente, perdono. Perdono per il dolore provato, per le illusioni di cui si è nutrito. Chiede, in un certo senso, perdono per quanto i suoi lettori andranno a leggere

Non è, però, una semplice richiesta. E' una richiesta espressa in maniera molto raffinata; si prenda in considerazione, infatti, il chiasmo ai vv. 5 e 6: "piango e dolore, ragiono e speranze", ovvero "ho pianto per inutili dolori e ho ragionato attorno a inutili speranze".

Il poeta costruisce sapientemente il contrasto tra presente e passato, introducendo il punto di vista del presente già all'interno del modo in cui il passato viene rievocato

L'io poetico, l'io soggetto è già completamente trasformato ... prima ancora di avere iniziato il suo viaggio. 

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