Ho trovato questo libro a Torino in una libreria vicino alla stazione Porta Nuova ... costo 5 euro, fattura e rilegatura molto bella! Si tratta di Amore e Psiche di Apuleio.
Premesse
Come ho già scritto in questo mio post (Apuleio, Boezio e Cassiodoro), Apuleio è una personalità molto interessante con una cifra stilistica caratterizzata dalla curiositas. Questo lo si vede ad esempio nel suo testo più noto, Le metamorfosi ovvero L’asino d’oro.
Si tratta di un’opera di notevole ampiezza, dove si narrano le avventure di Lucio, un giovane scholasticus bramoso di conoscere e sperimentare i segreti dell’arte magica che, in seguito a un incantesimo sbagliato, si trasforma in asino. Imprigionato nel corpo animalesco attraversa ogni sorta di peripezie e di travagli, finché il benigno intervento di una divinità, l’egizia Iside, non lo restituisce alla forma umana; riconoscente egli si consacra per sempre al culto della dea. Nel corso della vicenda principale si inseriscono numerose storie secondarie, secondo la tecnica del racconto ad incastro.
Il motivo
della metamorfosi animalesca risale alle più remote tradizioni orali e
preletterarie delle civiltà antiche, diramandosi tanto nel patrimonio
favolistico-popolare quanto nella produzione letteraria colta, da Omero (l’episodio di
Circe nell’Odissea) alla poesia
ellenistica delle Metamorfosi di Ovidio per comparire
anche in una novella magico-folclorica del Satyricon di Petronio.
Amore e Psiche
All'interno del gioco narrativo degli incastri si "innesta" la storia di Amore e Psiche (IV libro) che, come il Somnium Scipionis (qui) per il De Repubblica, potrebbe essere considerata un testo autonomo.
Restano tuttora avvolte nel mistero le origini del mito di Amore e Psiche, ma il suo posizionamento centrale suggerisce al lettore che, probabilmente, si tratta di un testo chiave per l'intera opera.
Si provi a pensare a un parallelismo tra le vicende di Lucio e quelle di Psiche: anche Lucio, come Psiche, è stato sedotto dalla curiositas e dovrà affrontare un faticoso pellegrinaggio, ma Iside lo libererà come Amore libera Psiche. Anch'egli dovrà scendere nell'Ade, e il frutto della sua mistica unione con Iside sarà l’inexplicabilis voluptas. Voluptas è la figlia di Psiche e di Amore, un piacere che non è possibile svelare.
La storia
Psiche è una bellissima fanciulla che non riesce a trovare marito. E' talmente bella che tutti la chiamano Venere. Naturalmente questa diventa gelosa e manda suo figlio Eros per farla innamorare dell'uomo più brutto e avaro.
Succede, però, che è proprio Eros a innamorarsi di lei e, per nasconderla a sua madre, la conduce al suo palazzo incontrandosi rigorosamente di notte e al buio. Una notte, su suggerimento delle sorelle, Psiche decide di voler vedere il suo amato: situazione drammatica sorge perché Psiche ustiona Eros con la lampada gocciolante d'olio. Eros fugge e Psiche rimane sola e straziata dal dolore.
Decide di consegnarsi a Venere e questa la sottopone a diverse prove (suddividere granaglie, raccogliere la lana d'oro e, dopo, dell'acqua da una sorgente), l'ultima delle quali è la più difficile: discendere negli Inferi e chiedere alla dea Proserpina un po' della sua bellezza.
Riesce nel tentativo di raccogliere in un'ampolla la bellezza di Proserpina, ma lungo la strada del ritorno, mossa dalla curiositas, Psiche la apre. Non vi trova la bellezza, ma un sonno profondo dal quale verrà salvata proprio da Eros.
Sarà, infine, Giove ad aiutare il ricongiungimento di Psiche ed Eros. Dal loro unione, come già detto, nasce la voluptas.
Passaggi
Riporto qui di seguito l’incipit e un passo tratto dalla novella di Psiche (la sua trasformazione)
“At ego tibi sermone isto Milesio varias fabulas conseram auresque tuas benivolas lepido susurro permulceam -- modo si papyrum Aegyptiam argutia Nilotici calami inscriptam non spreveris inspicere --, figuras fortunasque hominum in alias imagines conversas et in se rursus mutuo nexu refectas ut mireris. Exordior. "Quis ille?" Paucis accipe. Hymettos Attica et Isthmos Ephyrea et Taenaros Spartiatica, glebae felices aeternum libris felicioribus conditae, mea vetus prosapia est; ibi linguam Atthidem primis pueritiae stipendiis merui. Mox in urbe Latia advena studiorum Quiritium indigenam sermonem aerumnabili labore nullo magistro praeeunte aggressus excolui. En ecce praefamur veniam, siquid exotici ac forensis sermonis rudis locutor offendero. Iam haec equidem ipsa vocis immutatio desultoriae scientiae stilo quem accessimus respondet. Fabulam Graecanicam incipimus. Lector intende: laetaberis.” (I, 1)
[Eccomi a raccontarti, o lettore, storie d'ogni genere, sul tipo di quelle milesie e a stuzzicarti le orecchie con ammiccanti parole, solo che tu vorrai posare lo sguardo su queste pagine scritte con un'arguzia tutta alessandrina. E avrai di che sbalordire sentendomi dire di uomini che han preso altre fogge e mutato l'essere loro e poi son ritornati di nuovo come erano prima. Dunque, comincio. Certo che tu ti chiederai io chi sia; ebbene te lo dirò in due parole: le regioni dell'Imetto, nell'Attica, l'Istmo di Corinto e il promontorio del Tenaro nei pressi di Sparta sono terre fortunate celebrate in opere più fortunate ancora. Di lì, anticamente, discese la mia famiglia; lì, da fanciullo, appresi i primi rudimenti della lingua attica, poi, emigrato nella città del Lazio, io che ero del tutto digiuno della parlata locale, dovetti impararla senza l'aiuto di alcun maestro, con incredibile fatica. Perciò devi scusarmi se da rozzo parlatore qual sono, mi sfuggirà qualche barbarismo o qualche espressione triviale. Del resto questa varietà del mio linguaggio ben si adatta alle storie bizzarre che ho deciso di raccontarti. Incomincio con una storiella alla greca. Stammi a sentire, lettore, ti divertirai.]
“Tali verborum incendio flammata viscera sororis prorsus ardentis deserentes ipsae protinus tanti mali confinium sibi etiam eximie metuentes flatus alitis impulsu solito porrectae super scopulum ilico pernici se fuga proripiunt statimque conscensis navibus abeunt.
At Psyche relicta sola, nisi quod infestis Furiis agitata sola non est aestu pelagi simile maerendo fluctuat, et quamvis statuto consilio et obstinato animo iam tamen facinori manus admovens adhuc incerta consilii titubat multisque calamitatis suae distrahitur affectibus. Festinat differt, audet trepidat, diffidit irascitur et, quod est ultimum, in eodem corpore odit bestiam, diligit maritum. Vespera tamen iam noctem trahente praecipiti festinatione nefarii sceleris instruit apparatum. Nox aderat et maritus aderat primisque Veneris proeliis velitatus in altum soporem descenderat.” (v, 21)
[Con queste parole di fuoco infiammarono l'animo della sorella che gli divampava, poi la lasciarono in asso temendo esse stesse di restare più oltre sul luogo di tanto misfatto e fattesi portare in alto fino alla rupe dal solito soffio di vento, via di gran corsa fino alle navi per poi fuggire lontano. Ma Psiche, rimasta sola, anche se sola non era perché tormentata da Furie ostili, si sentiva turbata e sconvolta come un mare in tempesta e benché risoluta e ferma nel suo proposito, benché già sul punto di consumare il misfatto, provava una certa esitazione e nella sua sventura era combattuta da sentimenti diversi. Ora voleva affrettarsi, ora differiva l'azione, voleva osare e aveva paura, disperava e a un tempo ardeva dalla collera, insomma odiava la bestia e amava il marito che erano un essere solo. Tuttavia mentre scendevano le prime ombre della sera, trepidante e in gran fretta ella dispose ogni cosa per il delitto. Venne la notte e giunse anche lo sposo che, dopo essersi un po' cimentato in qualche schermaglia amorosa, cadde in un sonno profondo]
Perché mi piace questa storia
Mi piace il modo di approcciarsi di Apuleio e mi piace il gioco narrativo che è riuscito a strutturare per questo testo. In Lucio ritroviamo l'autore e probabilmente anche il lettore.
Inoltre, mi piace perché può essere considerata sia una fiaba, sia un mito.
Come fiaba, intrattiene il lettore attraverso le peripezie dei personaggi e delle divinità; come mito, ha una sua funzione educatrice in quanto, in un certo senso, sia Lucio sia Psiche espiano le loro colpe attraverso una conversione "religiosa" o, comunque, un credo.
Dopotutto, non si crede anche in Amore?
APULEIO
Amore e Psiche
Fògola (La Torre d'Avorio)
1990
(38.000 lire, pagato 5,00 euro - un testo, dal punto di vista tipografico ed editoriale, perfetto)
Inoltre, mi piace perché può essere considerata sia una fiaba, sia un mito.
Come fiaba, intrattiene il lettore attraverso le peripezie dei personaggi e delle divinità; come mito, ha una sua funzione educatrice in quanto, in un certo senso, sia Lucio sia Psiche espiano le loro colpe attraverso una conversione "religiosa" o, comunque, un credo.
Dopotutto, non si crede anche in Amore?
APULEIO
Amore e Psiche
Fògola (La Torre d'Avorio)
1990
(38.000 lire, pagato 5,00 euro - un testo, dal punto di vista tipografico ed editoriale, perfetto)
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