Vorrei dedicare questo post a uno degli scrittori piemontesi considerato il maggiore narratore della Resistenza, Beppe Fenoglio.
Prima di prendere in considerazione l'incipit da me selezionato, vorrei soffermarmi un poco su questo autore.
Beppe Fenoglio è l'unico scrittore che rappresenti eroi "positivi" che, in un contesto bellico, non muoiono per un'ideologia politica. Il suo impegno è reale: è un impegno verso la vita stessa, intesa come dignità dell'esistere. A volte sembra di avere sotto mano i versi di Ungaretti. C'è in entrambe i casi un qualcosa di reale, ma nello scrittore albese, questo qualcosa di reale diventa privato.
La sfera del privato entra in quella della guerra: per una semplice, ma privata e personale questione privata d'amore, si può decidere di morire. L'eroe di Fenoglio, se così si può definire, muore per amore di una donna, e forse anche per un'amicizia, in un atto di estremo individualismo alla ricerca di una verità esistenziale. Esistenziale, non ideologica. Forse etica, ma non morale.
Una questione privata è un piccolo grande capolavoro.
La bocca socchiusa, le braccia abbandonate lungo i fianchi, Milton guardava la villa di Fulvia, solitaria sulla collina che degradava sulla città di Alba.
Il cuore non gli batteva, anzi sembrava latitante dentro il suo corpo.
Ecco i quattro ciliegi che fiancheggiavano il vialetto oltre il cancello appena accostato, ecco i due faggi che svettavano di molto oltre il tetto scuro e lucido. I muri erano sempre candidi, senza macchie né fumosità, non stinti dalle violente piogge degli ultimi giorni. Tutte le finestre erano chiuse, a catenella, visibilmente da lungo tempo.
«Quando la rivedrò? Prima della fine della guerra è impossibile. Non è nemmeno augurabile. Ma il giorno stesso che la guerra finisce correrò a Torino a cercarla. È lontana da me esattamente quanto la nostra vittoria».
Il suo compagno si avvicinava, pattinando sul fango fresco.
– Perché hai deviato? – domandò Ivan. – Perché ora ti sei fermato? Cosa guardi? Quella casa? Perché ti interessi a quella casa?
– Non la vedevo dal principio della guerra, e non la rivedrò più prima della fine. Abbi pazienza cinque minuti, Ivan.
E' una costruzione letteraria cinematograficamente perfetta con un bel ritmo narrativo:
- alternanza personaggio e paesaggio.Si inizia con la fisicità misera di Milton per poi giungere a quello che sta facendo. Lo sguardo verte sulla villa e su Alba. Successivamente ritorna su Milton per poi, di nuovo, andare verso la villa e quello che ne è rimasto;
- alternanza temporale. Attraverso l'utilizzo anaforico di "ecco" e l'uso del tempo verbale dell'imperfetto, c'è, nella descrizione della villa di Fulvia, un non so che di eterno. Il passato ritorna nel presente ... e continuerà a farlo, perché ci sono aneddoti che non scompaiono dalla memoria;
- alternanza di battuta tra Milton e Ivan. Rileggete l'ultima battuta di Milton: è sincera, è nostalgica, è tragica ed è veramente umana. "Abbi pazienza cinque minuti, Ivan" ... è la villa della donna che amo.
Perché la guerra di Milton è una questione privata?
Una questione privata è la storia del partigiano Milton. Brevemente, questo viene a sapere casualmente degli incontri che la ragazza da lui amata, Fulvia, ha avuto con Giorgio, un partigiano suo amico. Vuole allora scoprire cosa c'è stato fra i due e comincia a cercare Giorgio, che milita in un'altra formazione partigiana. Viene a sapere però che è stato fatto prigioniero dai fascisti; allora vorrebbe a sua volta prendere un fascista prigioniero per scambiarlo con l'amico, salvandogli così la vita. Ma il suo tentativo risulta vano perché è costretto a uccidere il soldato fascista appena catturato. Mentre cerca di tornare alla villa di Fulvia, viene sorpreso e ucciso.
Calvino (1971) così commentava:
C'è in Milton un esempio di passionalità e di generosità. Tutto in lui è assoluto, senza riserve, dall'amore per la ragazza che forse lo ha tradito al tentativo di salvate l'amico dalla fucilazione.
Calvino (1971) così commentava:
E' costruito con la geometrica tensione d'un romanzo di follia amorosa e cavallereschi inseguimenti come l'Orlando Furioso, e nello stesso tempo c'è la Resistenza proprio com'era di dentro e di fuori, vera come era stata scritta, serbata per tanti anni nella memoria fedele, e con tutti i valori morali, tanto più forti quanto più impliciti, e la commozione e la furia. Ed è un libro assurdo, misterioso, in ciò che si insegue, si insegue per inseguire altro e quest'altro per inseguire altro ancora e non si arriva al vero perché ...
C'è in Milton un esempio di passionalità e di generosità. Tutto in lui è assoluto, senza riserve, dall'amore per la ragazza che forse lo ha tradito al tentativo di salvate l'amico dalla fucilazione.
Tutto alla fine è una questione privata, ma questo tutto misterioso viene espresso con una certa implicita solennità nei gesti. Come nell'epica, ogni dettaglio è inserito all'interno di un significato universale.
Vi riporto, infine, la conclusione:
Vi riporto, infine, la conclusione:
Correva, con gli occhi sgranati, vedendo pochissimo della terra e nulla del cielo. Era perfettamente conscio della solitudine, del silenzio, della pace, ma ancora correva, facilmente, irresistibilmente. Poi gli si parò davanti un bosco e Milton vi puntò dritto. Come entrò sotto gli alberi, questi parvero serrare e far muro e a un metro da quel muro crollò.
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