C’è un paese, si chiama Pontecambio ed è il posto dove
vengono cambiati i cavalli alle carrozze; e c’è un ragazzo che, volendo, può
essere anche un cavallo. C’è un bosco dove nessuno (quasi nessuno) osa andare;
e c’è un mistero, una presenza inquietante e famelica. Poi ci sono contesse e
pirati, briganti e contadini, giocolieri e soldati, cuochi e cantastorie. E le
stagioni, che tutto cambiano, uomini e cose e cavalli. “A volte mi domando se è
davvero esistito, e chissà quando, un posto chiamato Pontecambio.
In classe quinta della scuola elementare, la maestra di
Italiano, che ho rivalutato solo ora per la mole infinita di esercizi di
analisi grammaticale fatti, ci propose la lettura del libro Le cronache di Pontecambio di Guido
Quarzo (leggete questo post e lo ritroverete). Era una proposta interessante o meglio ancora ben costruita.
In altre parole, la classe si riuniva una tantum per leggere
insieme il libro, rielaborare il contenuto, attraverso una serie di domande e
riflessioni, e la stesura di proto-riassunti. La lettura avveniva in una zona a
parte dell’aula in cui, con tutte le nostre sedie, ci mettevamo uno a fianco
all'altro componendo un cerchio: la maestra non era al centro, ma accanto a due
di noi.
Quando si era finito il libro, mi ricordo che si erano fatte due uscite
didattiche in biblioteca: la prima con un maestro di teatro che aveva mostrato
le forme di lettura di un testo, la seconda con l’autore stesso. In quest’occasione,
la maestra ci aveva fatto scrivere per ciascuno di noi una domanda e tra tutte
ne aveva scelte alcune. Sinceramente non mi ricordo se avessi posto o meno io
la domanda, mi ricordo però l’autore e quanto questo iter di lettura mi fosse
piaciuto.
Il libro era divertente, un classico per la narrativa di
ragazzi, con un mix di fantasia e di elementi che inevitabilmente vanno calati come exemplum nella realtà (ad esempio “E più la nobildonna strillava, più Pontecambio
si popolava di sordi”, p. 20).
Il testo procede descrivendo i diversi abitanti di
Pontecambio (il pescatore, il gigante, l’uomo-fungo, il mostro peloso, la
contessa con la figlia, il cuoco dell’albergo) attraverso il passaggio delle
stagioni. Ma non è solo questo. L’ho riletto ed è molto bello.
Chi narra la
storia è un ragazzo che riesce ogni tanto a mutarsi in cavallo. Riuscirà a
farlo fino a quando non verrà il tempo in cui realizzerà che il sogno è finito e che il famoso e
pauroso Mostro Lungopelo alla fine si rivelerà essere solo gomitolo di peli neri!
E' questione di crescita, ma anche di uso della fantasia nei tempi e nei modi giusti.
Non siamo noi che guardiamo
Passare il tempo
E’ il tempo che fermo
Guarda passare noi.
GUIDO QUARZO
Cronache di Pontecambio
Einaudi
1993
(allora, 10.000 lire)
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