Lo scorso Natale, una delle mie più care amiche decise di regalare a me e a un'altra mia cara amica due libri. Aveva scelto i testi, ma non aveva fissato gli abbinamenti (a chi delle due regalare cosa). Decise allora di far scegliere a noi ... e, quando aprii il regalo, non avrei potuto che essere soddisfatta.
Il testo è Il senso delle cose di Richard P. Feynman e, anche se il formato narrativo non è quello abituale dei post finora dedicati alla rubrica WE(ekly)Book, mi ha fatto piacere leggerlo.
Il titolo è pretenzioso, ma se l'autore fin dall'inizio parla di incertezza con umiltà scientifica, allora la sensazione di pretenziosità sfuma.
L'AUTORE
Feynman è stato uno dei più grandi fisici del ventesimo secolo (Premio Nobel conferito nel 1965 per il suo lavoro nell'elettrodinamica quantistica con profonde conseguenze per la fisica delle particelle), è ritenuto il padre delle nanotecnologie, con il suo discorso There's plenty of room at the bottom, ed è considerato uno degli ispiratori del computer quantistico (Leggetelo!).
Il testo è lineare e semplice da leggere. E' una raccolta di interventi tenuti in tre conferenze (Aprile 1963, Università di Washington - Joan Danz Lectures Serier) che non solo rendono l'idea della materia trattata e riformulata per un certo pubblico, ma anche della personalità dell'autore. Capita spesso di leggere "Ora la mia autorità è andata a farsi benedire" (p. 103). Oppure:
Che cosa so io di religione, o di politica? Molti colleghi si sono messi a ridere e mi hanno detto: "Vorrei proprio venirti a sentire. Non sapevo ti interessassero queste cose". Ovviamente sanno benissimo che mi interessano: solo, non pensavano che io osassi parlarne in pubblico
(pp. 13 - 14)
La vita è la vita, in tutte le sue forme. Che alla base di ogni essere vivente vi sia la stessa chimica è veramente una cosa fantastica. E per tutto questo tempo noi esseri umani siamo stati tanto orgogliosi da non voler riconoscere nemmeno la nostra parentela con gli animali
(pp. 21 - 22)
Come non entrare in sintonia con questa persona?
Ho particolarmente apprezzato la sua genuina semplicità e la sua grande passione presenti nelle sue spiegazioni del significato della scienza ("Stranamente molti non credono che nella scienza ci sia posto per la fantasia. E' una fantasia di un tipo speciale, diversa da quella dell'artista. Il difficile è cercare di immaginare qualcosa che a nessuno è mai venuto in mente, che sia in accordo in ogni dettaglio con quanto già si conosce, ma sia diverso; e sia inoltre ben definito, e non una vaga affermazione. Non è per niente facile", p. 32).
IL DUBBIO E L'INCERTEZZA SONO PREZIOSI
Feynman parla spesso di dubbio e di incertezza. Addebita al dubbio una sua libertà di espressione in quanto non deve essere temuto, ma accolto volentieri come una preziosa opportunità:
IL DUBBIO E L'INCERTEZZA SONO PREZIOSI
Feynman parla spesso di dubbio e di incertezza. Addebita al dubbio una sua libertà di espressione in quanto non deve essere temuto, ma accolto volentieri come una preziosa opportunità:
Il dubbio ci spinge a guardare in nuove direzioni e cercare nuove idee [...]
Se non si potesse, o volesse, guardare in nuove direzioni, se non si avessero dubbi, o non si riconoscesse il valore dell'ignoranza, non si riuscirebbe ad avere idee nuove.
(p. 36)
Intraprendere lo studio delle scienze significa porsi nell'ottica di imparare a dubitare e, per alcuni, interfacciarsi con quella crisi che nasce dal conflitto tra scienza e religione. Certo dipende anche dall'educazione ricevuta, tuttavia chi intraprende tali studi incontra oggetti e concetti di dimensioni sproporzionate e impressionanti. Pensate alle galassie! Però il ragionamento condotto dal fisico è tale per cui scienza e questioni morali sono indipendenti. E la questione dell'indipendenza interessa anche il rapporto tra Stato e questioni scientifiche:
Non siamo poi così intelligenti. Siamo stupidi, siamo ignoranti, e dobbiamo mantenere un canale aperto. Io credo che i poteri dello Stato debbano avere un limite, ma qui mi preme sottolineare soprattutto una cosa, che riguarda la vita intellettuale.
Lo Stato può arrogarsi il diritto di decidere della verità di princìpi scientifici, né di prescrivere in alcun modo su quali questioni indagare. Lo Stato non può determinare il valore estetico di creazioni artistiche, né limitare le forme di espressione letteraria e artistica. Lo Stato non può pronunciarsi sulla validità di dottrine economiche, storiche, religiose o filosofiche.
Ha invece il dovere verso i suoi cittadini di mantenere la libertà, e di permettere a ciascuno di contribuire all'avventura e al progresso del genere umano.
Grazie.
(pp. 64 - 65)
Ha invece il dovere verso i suoi cittadini di mantenere la libertà, e di permettere a ciascuno di contribuire all'avventura e al progresso del genere umano.
Grazie.
(pp. 64 - 65)
E' necessaria una certa apertura
mentale di fronte a nuove soluzioni. Bisogna non precludersi la possibilità di
scoprire nuove cose piuttosto che scegliere ora una volta per tutte oppure
aspettare. "Posso solo essere incerto" (p. 103)
RICHARD P. FEYNMAN
Il senso delle cose
Adelphi
2010
(15,00 euro)
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