venerdì 2 novembre 2012

"Mi ascolti o mi guardi?" ... "Posso scegliere?"


Mi fermai a guardarla. Il vestito bianco, una margheritina all'orecchi, odore diverso da quello delle mandorle, la fissavo, lo sguardo inceppato su di lei. Fu la prima notizia certa della bellezza femminile. Non sta sopra le copertine dei giornali, sta invece all'improvviso accanto. Fa sussultare e svuota. Restai così.
"Mi ascolti o mi guardi?"
Non so come mi uscì di dire: "Posso scegliere?"
 (p. 81)

Avete presente quando leggete una frase e questa vi appare come perfetta nell'aver colto quanto doveva? Questo è quanto mi è accaduto durante la lettura del testo di Erri De Luca, I pesci non chiudono gli occhi (Feltrinelli, 12 euro).

Ho regalato questo libro a mio padre, pescatore, per il Natale 2011. Mi incuriosiva, sia per la copertina che adoro, sia perché è un libro di De Luca. Non so che effetto abbia fatto la lettura a mio padre, ma so cosa è accaduto a me. E’ bello leggere belle parole e sentire pienamente una certa condivisione dell’esperienza grazie alla capacità di cogliere totalmente le sensazioni.

E' incredibile! Posso leggere questa frase 100 volte ("Quando la bellezza si trova accanto e fa sussultare e svuotare") e 100 volte mi farà sentire in un certo modo. 

La storia è molto semplice. Un uomo di cinquant'anni torna con i suoi pensieri su una spiaggia dove, all'età di dieci anni, imparò a mantenere. In un corpo che in alcuni bimbi cambia e in altri meno, la testa del protagonista si precipita in avanti e le sue mani sono capaci di nuotare. Incontra una ragazzina e impara a utilizzare le mani per manifestare la sfera privata dei sentimenti frettolosi e innocentitenere per mano una persona.


Chiamo così degli indizi di una parola che si andava formando: le sue mani che avevano tenuto la mia faccia ferma per il pubblico bacio e la mia ubbidienza, l'effetto di guarigione svelta delle ferite, la scoperta emotiva della bellezza. Capivo all'indietro quello che succedeva dentro i libri, quando uno si accorge della specialità di un'altra persona e concentra su quella l'esclusiva della sua attenzione. Capivo l'insistenza di isolarsi, starsene in due a parlare fitto. Non c'entrava per me il desiderio, quell'amore chiudeva con l'infanzia ma non smuoveva ancora nessun muscolo degli abbracci. Scintillava dentro, mi visitava il vuoto e me lo illuminava.
(pp. 101-102) 

Fa emergere ricordi di vecchi e innocenti amori verso i quali a volte ti chiedi "che fine avranno fatto? Che lavoro staranno facendo?":

Chissà se è diventata giudice o zoologa, la ragazzina che mi prese per mano. Scrittrice no, l'avrei saputo incontrandola in qualche lettura. L'avrei riconosciuta, anche se oggi non ricordo il nome né il Nord al quale apparteneva. La immagino a proteggere balene.
(p. 62)

Non è possibile chiudere perché "se vedessi tu quello che vedo io, non li potresti chiudere neanche tu". Voi li potreste chiudere gli occhi? Lo avete letto questo libro? 

Vi lascio qui di seguito l'intervista all'autore.



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